Prevenzione, diagnosi e cura in oftalmologia
Negli ultimi vent’anni l’impegno professionale dello Specialista in Oftalmologia è progredito in maniera direttamente proporzionale al mutamento di molteplici fattori sociali.
La maggior longevità e le aumentate aspettative correlate alla qualità della vita, la diffusione dei mezzi di comunicazione informatica e il loro uso in ambito sia lavorativo sia di svago, per citare solo alcuni aspetti del problema, hanno incrementato le esigenze del Paziente, spesso sostenute e amplificate dall’informazione fornita dai media.
Parallelamente si è realizzata un’evoluzione tecnologica applicata agli strumenti di diagnosi e terapia che ha reso indispensabile un costante adeguamento delle capacità professionali e tecniche dello Specialista.
La figura tradizionale dell’Oculista, orientato all’esecuzione di pochi esami di base, è stata sostituita da quella di un professionista con elevata specializzazione, in grado di approfondire un enigma diagnostico e valutarne le possibili soluzioni, avvalendosi di specifiche competenze e di strumentazioni ad alta tecnologia.
Eguale evoluzione si è avuta nella chirurgia, citando a titolo parzialmente esemplificativo il costante perfezionamento della correzione laser dei difetti di vista, la possibilità di un trattamento non invasivo del cheratocono (= patologia degenerativa della cornea caratterizzata da progressivo assottigliamento e sfiancamento dello stroma corneale) nelle forme iniziali (cross-linking corneale).
Lo stesso intervento di asportazione della cataratta e impianto di cristallino artificiale si è progressivamente trasformato in una metodologia capace di garantire non solo il recupero funzionale ma la contemporanea correzione di preesistenti difetti di vista.
La diagnostica per immagini delle patologie della retina (OCT, angiografia retinica) fornisce oggi rappresentazioni di altissima definizione, indispensabili per la diagnosi precoce e per un trattamento mirato e tempestivo (es. le iniezioni endovitreali di farmaci anti-angiogenetici o steroidi nelle maculopatie neovascolari o essudative oppure il trattamento laser, fotocoagulativo in talune retinopatie).
Le attività di routine e di controllo abituale sono rappresentate dalla biomicroscopia (“esame alla lampada a fessura”), dall’esame del fundus oculi (retina), dalla misurazione della funzione visiva e della motilità oculare per valutazione di eventuali strabismi latenti e/o manifesti e dalla misurazione della pressione oculare (tonometria).
Va sottolineata l’opportunità, per non dire la necessità, di controlli periodici finalizzati alla prevenzione, sino dai primissimi anni di vita del Paziente.