Ernia del disco lombare
L’ernia del disco lombare sintomatica è una patologia degenerativa del disco intervertebrale che si manifesta con un quadro clinico caratterizzato da mal di schiena, radicolopatia compressiva (= sofferenza da compressione di una radice nervosa) sciatica o crurale (o femorale) e limitazione o impotenza funzionale.
Gli studi sull’evoluzione della patologia indicano che le ernie del disco intervertebrale si riassorbono spesso – del tutto o in parte – e che la sintomatologia a essa associata regredisce di frequente con i trattamenti conservativi.
Ernie del disco lombare vengono riscontrate con frequenza elevata grazie alla diagnostica per immagini anche in persone del tutto prive di sintomi. L’ernia discale è perciò una condizione relativamente comune, a evoluzione dinamica e presenta una prognosi favorevole nella maggior parte dei casi. I Pazienti che accusano, oltre al dolore lombare irradiato o meno, una serie di segnali caratteristici (fra questi segni e sintomi) devono sottoporsi a uno studio di diagnostica per immagini:
- deficit neurologico esteso e/o progressivo;
- calo di peso non spiegabile;
- astenia (= debolezza) protratta;
- febbre;
- dolore (continuo, a riposo e notturno) che aumenta di gravità;
- traumi recenti, assunzione protratta di cortisonici;
- osteoporosi;
- quadro clinico della sindrome della cauda equina, cioè un insieme di disturbi sensitivi e motori che provocano senso di anestesia nella regione perineale, ritenzione o incontinenza urinaria e/o fecale, ipostenia (=indebolimento del tono muscolare o nervoso) bilaterale degli arti inferiori;
- grave deficit motorio dell’arto inferiore di recente insorgenza, quasi sempre dei movimenti del piede, ma talvolta anche della coscia per interessamento del muscolo quadricipite o del muscolo psoas (interno all’anca).
La diagnostica per immagini si esegue con TC (tomografia computerizzata) e RMN (risonanza magnetica nucleare).
La sindrome della cauda equina, da ernia del disco intervertebrale, rappresenta un’indicazione assoluta all’intervento di discectomia (cioè al disco, con la rimozione del nucleo polposo) da effettuare con urgenza entro 24 ore dall’insorgenza della sintomatologia.
L’intervento chirurgico è indicato in presenza di tutti questi criteri:
- durata dei sintomi superiore a sei settimane;
- dolore persistente, non rispondente al trattamento analgesico;
- fallimento di trattamenti conservativi adeguatamente condotti.
I trattamenti utilizzati per l’ernia del disco lombare sintomatica includono gli interventi di discectomia, gli interventi mini-invasivi – come la chemonucleolisi (=scioglimento del nucleo polposo con iniezione di sostanze chimiche) e le iniezioni di farmaci epidurali – e i trattamenti conservativi.
La discectomia standard è più efficace rispetto al trattamento conservativo per la risoluzione del dolore, ma l’effetto è limitato nel tempo e tende ad annullarsi a quattro anni dall’intervento.
La microdiscectomia è di efficacia pari alla discectomia standard.
Considerando che l’effetto della discectomia a distanza di tempo è sovrapponibile ai trattamenti conservativi e che le ernie discali si riassorbono guarendo spontaneamente con elevata frequenza, è fondamentale una corretta informazione sull’evoluzione naturale della malattia in quanto la motivazione del Paziente (principalmente in rapporto al grado di compromissione della qualità della vita), migliora la prognosi complessiva del trattamento.
I trattamenti conservativi, in alternativa alla chirurgia, sono rappresentati da:
- terapia farmacologica con FANS (antinfiammatori non steroidei); sono raccomandati per controllare il dolore, ma solo per periodi di tempo non prolungati, considerato il rischio di effetti indesiderati soprattutto nei soggetti anziani;
- il paracetamolo – da solo o in associazione con oppiodi deboli – e il tramadolo rappresentano l’alternativa ai FANS;
- gli steroidi per via sistemica possono essere usati per brevi periodi;
- programmi di riabilitazione multimodali basati su esercizi posturali o su altri tipi di esercizi che non richiedono l’impiego di macchine.
La fisioterapia postoperatoria va iniziata rapidamente e comunque entro 4-6 settimane dall’intervento. Oltre alla terapia manuale, a scopo antalgico (= antidolorifico), possono essere usate tecniche di fisioterapia strumentale e agopuntura, nell’ambito di programmi riabilitativi multimodali.
Si raccomanda di limitare il riposo a letto allo stretto tempo necessario e di ritornare attivi non appena possibile.