La scheda sanitaria di Sonia Viale, assessore alla Salute della Regione Liguria, è perfetta per il ruolo. Il suo è quasi un “percorso netto” con un curriculum sanitario ottimo e abbondante: «A sette anni ho avuto un problemino a un’unghia, me le mangiavo troppo e a ventisei ho preso la varicella, che mi ha attaccato mio fratello».
Stop, fine, tutto qui.
A questo punto, ti aspetteresti il racconto di uno stile di vita attentissimo a ogni particolare salutista e, quasi, sotto una campana di vetro per preservare questo invidiabile record.
– E invece…
«E invece sono golosa e faccio una vita troppo sedentaria».
– E allora come fa a mantenersi così in forma?
«Nella vita ho sempre fatto tanto sport, giocavo a basket nella Rari Nantes di Bordighera e ho nel mio corpo un fedele alleato che risponde subito alle sollecitazioni. E ancor oggi, appena posso, faccio gli sport più strani e vari, speleologia compresa».
– Qualcosa di più tranquillo, tipo una palestra come tutte le signore, no?
«Certo, vado anche in palestra: ogni mattina alle 7; è qualcosa di fondamentale per affrontare nel modo giusto le giornate, quasi un antidoto alla vita sregolata che ti impone la politica, con orari, alimentazione, viaggi e spostamenti che contraddistinguono la nostra vita».
– Certo, ogni anno in Italia c’è una campagna elettorale…
«No, no, non solo in campagna elettorale. Questa vita la facciamo sempre, spesso il pasto si limita a un toast in ufficio… ».
– Ma come fa a resistere?
«Cerco di rifarmi quando torno a casa, dove cucino con il “mio” olio o vado al mercato personalmente a scegliere le verdure dai “miei” banchi».
– Insomma, l’assessore millechilometri ama il chilometro zero…
«Assolutamente, tanto è vero che è stata l’idea che ci ha portato a elaborare con la Asl 2 il menù ligure per la Giornata del Malato, coinvolgendo gli ospedali, i produttori locali, le scuole alberghiere che hanno collaborato con noi, con i ragazzi che si sono offerti come volontari, e i dietisti che studiano l’alimentazione degli ospedali. Ha funzionato, riscontrato il gradimento di familiari, pazienti e operatori sanitari e, visto il successo, l’abbiamo ripetuto a Pasquetta insieme ai colleghi di giunta e di consiglio regionale in tutti gli ospedali liguri, cercando anche di variare il menù a seconda delle specialità che offrono le varie parti della nostra splendida regione. Ad esempio, alla Spezia, prevalgono le produzioni della Val di Vara, e via di questo passo».
– Qual è il menù?
«Per la Giornata del Malato, in febbraio, al Santa Corona di Pietra Ligure ho pranzato insieme ai degenti assaporando le trofie al pesto, la buridda di totani e lo zemino di ceci insieme ad altri piatti della tradizione ligure, realizzati con prodotti offerti dalle aziende del territorio e serviti in alcuni reparti dagli studenti degli istituti alberghieri della zona».
– E a Pasquetta?
«L’operazione “Menù ligure negli ospedali” prevedeva un primo di lasagne al San Martino e alla Asl, mentre la Asl 3, la Asl 4 e il Gaslini offrivano trofie per primo».
– E poi? Il secondo?
«Nelle varie parti della regione il menù era con merluzzo alla ligure, baccalà con patate olive taggiasche e contorni con verdure a chilometri zero, segnatamente patate, zucchine, insalata e cavolo nero».
– Niente dolce?
«Ovviamente canestrelli».
– Poi, a cena, il classico brodino?
«Il menù ligure prevedeva anche minestrone alla genovese e zuppa di cavolo nero dell’entroterra come primo e tortino di verdure per secondo».
– Insomma, in ospedale come a casa?
«Come a casa Viale… ».