È una delle punte di diamante della Nazionale di Karate. Da oltre 10 anni, ininterrottamente, sale sul podio di Tricolori, Europei e Mondiali. Tecnica, grinta e tanto cuore nelle magistrali interpretazioni del kata sia a livello individuale sia a squadre. Genovese, trentuno anni, Viviana Bottaro vive da 5 stagioni nella capitale e fa parte del Gruppo Sportivo Fiamme Oro. Sabato prossimo sarà al Porto Antico per testimoniare la sua vicinanza alla sua città, a un mese e mezzo dal crollo del Ponte Morandi, in occasione dell’evento “Dallo Sport un Ponte per Genova”, a cura di Stelle nello Sport con il coinvolgimento di numerose società sportive e il patrocinio di Regione Liguria, Comune di Genova e Coni Liguria.
– Viviana, che effetto le ha fatto vedere quelle immagini da Roma?
«È stato bruttissimo, sembrava di vivere qualcosa di surreale. Tristezza infinita: attraversare quel ponte, per noi liguri, significava sentirsi a casa. Mi fa però piacere evidenziare che Genova si è già rialzata…».
– Cosa le manca della sua città?
«Tutto: dalle passeggiate in centro, al mare, al clima, al cibo, all’ accento genovese per le strade, all’eterno sfottò tra genoani e sampdoriani. Sono sempre in giro per il mondo con lo sport, ma quelle poche volte che riesco a tornare a casa ho la sensazione di non essermene mai andata. È la sensazione più bella del mondo».
– Come procede la sua strada verso le Olimpiadi di Tokyo dove il Karate, per la prima volta, farà parte del programma olimpico?
«Sono molto felice di far parte del gruppo di atlete che punterà a qualificarsi per il Giappone nel kata individuale. Finalmente questa disciplina diventa olimpica. Da poco sono iniziate le gare di qualificazione e attualmente mi trovo attualmente tra le 6 atlete più forti al mondo. Occorre mantenere, anzi migliorare questa classifica nei prossimi due anni».
– Chi cammina assieme a lei lungo questo percorso?
«Un gruppo come la Polizia che crede fortemente in me e poi la perseveranza e la pazienza. I traguardi si ottengono senza fretta ma senza sosta».
– A chi direbbe grazie e perché?
«Sinceramente? A me stessa. Ho fatto un gran lavoro su di me, sui miei limiti, sulle mie paure. Un’atleta vincente deve essere, prima di tutto, una persona equilibrata e onesta. Onesta con se stessa, non è per nulla scontato. Però ovvio, senza una famiglia, un fidanzato e amici che mi amano sarebbe stato tutto molto più difficile! Quindi un grazie anche a loro è doveroso».
– Quale è il suo rapporto con l’alimentazione?
«Invidiabile. Partiamo dal presupposto che non ho una categoria di peso nella quale rientrare e che quindi non sono mai stata in lotta col peso. Io devo solo mangiare bene e integrarmi bene per sopportare gli allenamenti. E devo dire che riesco a fare entrambe le cose grazie al nutrizionista che la Fijkam mette a disposizione per noi atleti della Nazionale. Sono sempre monitorata e aiutata».
– Ci sono cibi di cui va particolarmente golosa?
«No, non c è niente di particolare per cui posso dire di essere golosa. Non riesco più a fare a meno delle mandorle post allenamento.. Ma la verità è che mi manca veramente tanto la focaccia di Zena».
– Cosa non riesce a mandare giù?
«In generale prediligo le cose semplici e non quelle elaborate. Datemi una semplice pasta al pomodoro e mi fate una donna felice».
– Capitolo infortuni: di cosa ha sofferto nel corso della sua carriera?
«Sono stata piuttosto fortunata a livello di infortuni. A parte aver sofferto di pubalgia e qualche lesione muscolare qua e là dovuto al sovraccarico, non ho mai avuto traumi importanti».
– Quanto è importante la prevenzione?
«Fondamentale, soprattutto quando inizi a non essere più giovanissima agonisticamente parlando. Da giovane sei più sprovveduto, ma poi capisci che se non si fa prevenzione il tuo corpo va in difesa e subentrano gli infortuni. Per me stare attenta alla postura, alla mobilità articolare è diventato di normale amministrazione».