Sono trascorsi esattamente 40 anni dalla prima spedizione di intervento medico compiuta in Africa, in particolare in Kenya, dall’associazione “Silvano Mastragostino G.O.A – Genova Ortopedia per l’Africa-onlus”, per il recupero chirurgico-ortopedico di bambini e adolescenti che vivono in villaggi poveri e non avrebbero alcuna speranza di ricevere adeguata assistenza medica in zona. In questi 40 anni sono state operate circa 5000 persone, tra cui4500 bambini.
Federico Santolini, direttore di Ortopedia e Traumatologia d’urgenza dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e professionista attivo in Montallegro, dedica da trent’anni le sue ferie al volontariato in Kenya, assistendo i bambini della Ol’kalou Disabled Children’s Home.
In questi giorni Santolini è in Kenya, dove lo abbiamo raggiunto telefonicamente. «Sono arrivato lo scorso 13 febbraio per rimanervi un paio di settimane. Durante questo periodo, effettuiamo circa 200 interventi chirurgici».
– Come è nato questo progetto di volontariato?
«Tutto ha avuto inizio nel 1984, quando il prof. Silvano Mastragostino, luminare dell’Ortopedia Pediatrica e primario del Gaslini, rispose all’urgente necessità di interventi chirurgici ortopedici per bambini in Kenya, in particolare per la correzione di gravi malformazioni congenite e degli esiti della poliomielite, segnalati dall’organizzazione medica missionaria “CUAMM” di Padova. Mastragostino si impegnò immediatamente nella creazione di un servizio di volontariato chirurgico ortopedico e tecnico. Questo servizio fu organizzato in collaborazione con i due Centri di Riabilitazione di Ol’Kalou e Naro Moru, due piccoli villaggi distanti da Nairobi.
Il mio coinvolgimento è iniziato nel 1994, su sollecitazione del dottor Marco Carbone, oggi primario di Ortopedia presso l’Ospedale Burlo Garofolo di Trieste. Da allora partecipo annualmente alla missione che si articola in due fasi: a settembre identifichiamo i pazienti da trattare, mentre a gennaio/febbraio, con un’équipe di ortopedici e anestesisti, torniamo per eseguire gli interventi chirurgici».
– Come è evoluta la situazione in questi 40 anni?
«Le patologie stanno cambiando. La poliomielite è stata debellata e in molti casi siamo in grado di prevenire le deformità negli adulti. Tuttavia continuiamo a trattare le malformazioni congenite nei bambini, tra cui la lussazione congenita dell’anca, precedentemente sconosciuta nella regione, ma oggi diffusa a causa di nuove abitudini. In particolare, in passato le mamme portavano i neonati sulla schiena, a gambe divaricate, e questa posizione rappresentava un trattamento inconsapevole per la patologia. Oggi l’abitudine è meno comune e dunque la riscontriamo».
– La sanità locale è migliorata?
«Senza dubbio. Lavoriamo presso un ospedale precedentemente gestito dalla diocesi di Padova – ora sotto il controllo della diocesi locale di Nyeri – che dispone di sale operatorie ben attrezzate, un’adeguata sterilizzazione e un personale competente, oltre a medici locali più preparati. La formazione svolge un ruolo cruciale nella nostra presenza in loco».
– In 30 anni di impegno, avrà sicuramente tanti aneddoti e belle storie da condivedere.
«Non ne ricordo uno in particolare. Tuttavia, ogni volta che vedo bambini camminare o giocare a pallone, quando prima non erano nemmeno in grado di muoversi, il mio cuore si riempie di gioia».
– Come possiamo sostenere l’attività dell’associazione?
«In primo luogo desidero ringraziare Villa Montallegro che continua a sostenere il nostro operato fornendoci ogni anno attrezzature e materiali medici. Ogni cittadino privato può contribuire con donazioni attraverso il sito web dell’associazione. Non riceviamo sovvenzioni governative; le nostre missioni sono possibili solo grazie al supporto di numerosi amici generosi che credono in questa nobile causa».