La bellezza senza tempo della Bibbia Atlantica
Massimiliano Lussana racconta l'esposizione straordinaria alla Sala dei Chierici della Biblioteca Berio, sostenuta da Montallegro in occasione di “Ianua. Genova nel Medioevo”
Genovese per casoQuello che sto per raccontare è come se fosse un mercoledì nel mercoledì della cultura, senza alcuna scadenza, perché la storia non scade mai e quindi il racconto di questa storia di metà ottobre, colpevolmente tardivo per colpa mia, è come se fosse stato scritto ieri. O domani.
Il filone di racconti di Villa Montallegro sui libri antichi va esattamente in questa direzione, esattamente come era capitato per i Rolli Days e Genova capitale del libro con l’”Offiziolo Durazzo”, in occasione di “Ianua. Genova nel Medioevo” la Sala dei Chierici della Biblioteca Berio ha esposto al pubblico la sua Bibbia Atlantica, in genere non visibile per ragioni di conservazione.
La firma della collaborazione con Francesco Berti Riboli e la sua grande passione, anche iconica e iconografica, è quella di Giacomo Montanari, che ha messo lo zampino su entrambi gli “anni” che hanno segnato la cultura a Genova.
Innanzitutto Vi racconto di cosa si tratta, partendo da quelle che sembrano vere e proprie “note di regia” dei curatori: “Risalente alla fine dell’undicesimo secolo, fa parte di un gruppo di Bibbie miniate, chiamate “atlantiche” per le loro grandi dimensioni, e prodotte come strumento di promozione e diffusione della riforma ecclesiastica. L’esemplare esposto è a Genova dal Medioevo, come dimostra una nota manoscritta che risale al tredicesimo-quattordicesimo secolo. Forse era conservata in Cattedrale, luogo che all’epoca aveva sia la funzione di luogo sacro che di sede legale della comunità civile. Su questa Bibbia giuravano i consoli, i dogi e gli altri magistrati cittadini quando entravano in carica. In epoca napoleonica il codice fu trasferito a Parigi nella Bibliothèque Royale: restituito alla città quarant’anni dopo grazie ai buoni uffici di Antonio Brignole Sale, fu affidato dalla municipalità alla Biblioteca Berio”.
Ecco, per raccontare questa storia insieme a Villa Montallegro, in un giorno di pioggia, la sala Chierici era strapiena e le sedie non sono bastate ad accogliere – come fosse una rockstar – questo strano libro, formatosi a Genova e di proprietà pubblica, del Comune di Genova per la precisione, in latino, con grafia e testo di pregio assoluto.
E, per l’appunto, sentire il racconto della sua storia è stato come andare dall’altra parte della biblioteca, avventurarsi nelle storie di Umberto Eco e del “Pendolo di Foucault”, seguire l’archivio segreto portato da Napoleone e dai suoi soldati al Ducale con tutti i documenti della Repubblica di Genova e poi trasferito racchiuso in dodici preziosissime casse a Parigi.
Confesso, il racconto di questa giornata, esattamente come quello dell’anno prima dell’”Offiziolo Durazzo” mi ha letteralmente conquistato, a partire dalla spiegazione della “scrittura Carlina” che si chiama così perché prende il nome da Carlo Magno. E, persino nelle particolarità tecniche, nei piccoli particolari, si respira aria di semplicità e genialità, che sono due parole che fanno rima: ad esempio, il fatto che il testo non sia su una riga unica, ma “spalmato” su due colonne, per facilitare la lettura.
E poi vere e proprie gioie per gli appassionati di grafica, dal capolettera, contemporaneamente antico e moderno, per la gioia di Bruno Guzzo che era lì, che fa il tipografo e che è quasi un erede di questa tradizione, un traduttore moderno del piacere di stampare e di trovare le grafiche migliori, che siano quelle carline o il Times New Roman, e poi le miniature e il latino che è la base della nostra storia e di quella Storia: “In principio creavit Deus caelum et terram”.
Credetemi, mi sono entusiasmato con questi racconti, tanto da riportarli poi alla stazione Brignole dove sapevo che avrei incontrato una persona dalla curiosità straordinaria con cui condividere le storie più belle, fra cui non poteva mancare questa, con i segnalibri medievali.
E così ho appreso che al mondo ci sono centodiciotto di queste Bibbie rilegate, alcune a pezzi per la mole dei testi contenuti, così come le modalità di giuramento dei consoli che “toccavano i Vangeli” e via di questo passo.
Ma, forse, in tutto questo, la parte più entusiasmante è stato proprio il percorso, il viaggio: cioè il racconto dell’Offiziolo, ma poi di tantissimi altri documenti storici e, ad esempio, anche farmaceutici, con formule e indicazioni per realizzare preparati galenici, farmaci e pozioni.
E a tratti ti aspetteresti di vedere spuntare la formula delle lacrime della fenice, con le loro potenti capacità curative che, per esempio, sono l’unico antidoto conosciuto al veleno di basilisco e sono in grado di salvare anche chi è in punto di morte.
Insomma, è come entrare in un modo che apre la porta su un altro mondo che a sua volta si apre su un altro mondo ancora, come un quadro di Escher o un gioco di rimandi o di specchi, quasi una matrioska.
E quindi la biblioteca Berio, che per “Genova capitale del libro” è stata una delle capitali cittadine, con l’apertura anche serale. E poi “Ianua”. E poi “I mercoledì (e non solo) della cultura” con Villa Montallegro. E la suggestione di finire nelle Botteghe storiche genovesi o nelle basiliche del centro storico.
Ecco, ho perfettamente di fronte l’immagine, quando Francesco Berti Riboli e le guide di Ianua e le ottime bibliotecarie della Berio ci raccontavano il valore della presenza di formule farmaceutiche nelle loro raccolte, a me pareva di essere già dentro una delle farmacie storiche, quella di via Petrarca o quella di piazza San Lorenzo, con i loro alambicchi, i loro vasi che in qualche modo sembrano Ming o giapponesi. E vabbè, ulteriore continuazione dei “Mercoledì della cultura” quando passammo dal Chiossone e da Villetta Di Negro, con la splendida cascata in occasione della presentazione del WWG-Wonderful Walking Genova, la bellissima passeggiata da Carignano a Castelletto contrassegnata dai tondini e dal logo sui marciapiedi, come fosse una sorta di viaggio di Pollicino attraverso le meraviglie della città.
Insomma, rimando porta ad altri rimandi, come in un viaggio fantastico che si può declinare in mille percorsi, ma che ha un unico minimo comune denominatore e massimo comune multiplo contemporaneamente: la bellezza di Genova.
La Bellezza, antidoto perfetto, esattamente come le lacrime della fenice.