Storie di Medici di guardia in Montallegro: la testimonianza di Giancarlo Torre
Giancarlo Torre: quando la guardia medica era una missione, tra notti insonni e un Capodanno indimenticabile
NewsGiancarlo Torre, già Professore ordinario e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Genova, non è solo un nome di spicco nel panorama medico ligure. È un testimone diretto di un’epoca in cui la dedizione alla professione era vissuta con grande spirito di sacrificio. Grazie al racconto della sua esperienza come Medico di guardia in Montallegro (e non solo: ancor oggi visita in struttura, come libero Professionista, ogni martedì su appuntamento) ripercorriamo la storia di questo ruolo cruciale. Storie di uomini e donne, di notti insonni e di piccole grandi soddisfazioni, che meritano di essere ascoltate e tramandate.
Torre ha iniziato a frequentare Montallegro come Medico di guardia oltre 50 anni fa, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. «Spesso il mio turno era nei fine settimana, e poi il lunedì mattina mi aspettava l’ospedale. Se per caso avevo passato due notti in piedi, pazienza, il gioco era quello» racconta. Una testimonianza di abnegazione figlia di un’epoca in cui la professione medica era vissuta come una missione. Ma al di là della fatica e dei turni massacranti, l’esperienza di guardia medica rappresentava per i giovani Medici un’occasione unica di formazione. «Assolutamente sì – conferma Torre – era una formazione sul campo che completava la fase universitaria. Un’opportunità per mettere in pratica le nozioni apprese sui libri e per confrontarsi con la realtà della corsia, con le sue emergenze e le sue complessità».
A Montallegro, poi, il Medico di guardia non si limitava a gestire le urgenze, ma svolgeva anche mansioni oggi di competenza infermieristica. «All’epoca l’infermiere non faceva le iniezioni, non metteva su una flebo o gesti simili: facevamo tutto noi» ricorda Torre. Procedure che permettevano di acquisire una manualità e una dimestichezza con il Paziente che si sarebbero rivelate preziose negli anni a venire.
Il Capodanno in corsia
Tra i tanti ricordi di quegli anni da Medico di guardia, Torre ne conserva uno particolarmente vivido. «Ricordo un Capodanno da Medico di guardia. Ero andato a riposare prima della mezzanotte, ma un’infermiera allo scoccare del nuovo anno è venuta a svegliarmi e c’eravamo lei, una paziente terminale, con un cancro avanzato e io: e abbiamo brindato noi tre».
Un episodio che, nella sua semplicità, racchiude l’essenza della professione medica: la vicinanza al Paziente, anche nei momenti più difficili, la cura della relazione anche nella sofferenza. Un brindisi silenzioso, tra tre persone unite dal destino, in una notte di festa trasformata in un momento di condivisione.
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