Traumi sportivi: dalla diagnosi al recupero
Lo specialista Eno Picori racconta quali sono i traumi sportivi più comuni e come affrontarli
Mi dica, dottore
Eno Picori, chirurgo ortopedico, specialista in ortopedia e traumatologia sportiva, in particolare a carico di spalla e ginocchio, ci racconta quali sono i traumi sportivi che tratta con più frequenza e come affrontarli. Lo abbiamo incontrato in Montallegro, dove svolge la sua libera professione.
– Il ginocchio è una delle parti più a rischio infortunio per gli sportivi. Quali traumi sono più frequenti?
«Il ginocchio è un’articolazione centrale in numerosi sport, il che lo rende particolarmente vulnerabile ai traumi. Le dinamiche lesive variano a seconda della disciplina e i traumi possono essere distorsivi, contusivi o combinati, soprattutto se ad alta energia, come negli sport di contatto. In alcuni casi, sono i traumatismi (anche mimimi) ripetuti a creare lesioni».
– Qual è il primo esame diagnostico consigliato?
«In seguito a un trauma, il protocollo RICE (Riposo, Ghiaccio, Compressione, Elevazione) rappresenta il primo approccio. Successivamente, è fondamentale una diagnosi clinica specialistica accurata che orienterà verso gli esami di imaging più appropriati. La radiografia è indicata in caso di traumi diretti ad alta energia con sospetto coinvolgimento osseo, mentre la risonanza magnetica è preferibile per valutare lesioni legamentose, meniscali, cartilaginee, muscolari e tendinee».
– Dopo un intervento al ginocchio, il ritorno allo sport richiede molta attenzione.
«La maggior parte dei traumi sportivi a bassa energia raramente lascia esiti significativi. Tuttavia, le lesioni a strutture meniscali, legamentose e cartilaginee, anche se trattate, possono non recuperare integralmente la qualità del tessuto preesistente. Le statistiche indicano che un calciatore di Serie A torna in campo mediamente dopo 182 giorni da un infortunio al ginocchio, ma dopo due anni scende di categoria. Il rispetto dei tempi di guarigione biologica e un percorso riabilitativo adeguato sono essenziali. La bravura del chirurgo non si misura solo nella velocità del recupero, ma anche nel rispetto della biologia del paziente».
– Quali sono i sintomi da tenere in maggiore considerazione per evitare di rifarsi male?
«Dolore persistente, gonfiore e instabilità articolare sono segnali da non sottovalutare. La prevenzione delle recidive si basa su un programma di recupero che rinforzi la muscolatura periarticolare, migliorando la stabilità del ginocchio. In caso di usura cartilaginea, possono essere utili infiltrazioni di acido ialuronico o trattamenti biologici, come PRP (plasma ricco di piastrine) o cellule staminali».
– Bendaggi e taping al ginocchio sono consigliati?
«Il bendaggio elastico può fornire un supporto temporaneo nella fase post-traumatica acuta, ma non deve sostituire le strutture anatomiche, diventando cronico. Il taping può avere un effetto drenante e antinfiammatorio, ma anche in questo caso va limitato alla fase acuta».
– Parlando della spalla, quali sono gli sport più a rischio?
«Gli sport che sollecitano l’articolazione con movimenti sopra la testa – come pallavolo, nuoto e crossfit – espongono a un rischio elevato. La compressione del tendine sovraspinato può portare a infiammazione, borsite e, a lungo termine, calcificazioni».
– Quali sono i dolori tipici della spalla?
«Il dolore tipico è spesso notturno, dovuto alla riduzione dello spazio subacromiale in assenza di gravità. Durante il giorno, la gravità favorisce l’allontanamento della testa omerale dall’acromion, alleviando la compressione. C’è poi una seconda tipologia di dolore, che limita durante l’attività sportiva».
– Come si diagnostica e tratta questo problema?
«Un esame clinico accurato, supportato da un’ecografia, anche dinamica – ovvero con movimento della spalla durante l’esecuzione – o da una risonanza magnetica, consente di diagnosticare conflitti sottoacromiali, borsiti o lesioni della cuffia dei rotatori. Il trattamento può variare dalla riabilitazione all’intervento in artroscopia, a seconda della gravità. In questo secondo caso, si può procedere con la bursectomia, ovvero l’asportazione del tessuto infiammato, oppure con interventi per riparare eventuali danni tendinei o rimuovere le calcificazioni, o ancora con l’acromionplastica, un intervento che determina un aumento dello spazio tra l’acromion e la testa omerale, per garantire il ripristino della normale funzionalità della spalla».
– Quali sono i tempi di recupero?
«I tempi di recupero dipendono dalla guarigione biologica – circa tre settimane per il tessuto tendineo – e dalla riabilitazione personalizzata. L’età, la qualità del tessuto e il microcircolo sono fattori determinanti. I pazienti fumatori e diabetici possono richiedere tempi più lunghi. Dopo la chirurgia, è essenziale un programma fisioterapico personalizzato».
– Quali sono le tecnologie e i servizi disponibili in Montallegro per i pazienti che riguardano la sua specialità?
«Montallegro si avvale di tecnologie diagnostiche avanzate, inclusa una nuova risonanza magnetica ad alto campo che ottimizza la qualità e la rapidità degli esami, oltre a un tomografo aperto, con campo dedicato. La collaborazione diretta tra ortopedici e radiologi assicura una valutazione clinica e diagnostica integrata. In caso di necessità chirurgica, la struttura è dotata di attrezzature all’avanguardia per interventi mini-invasivi, protesici e di traumatologia (anche in regime di urgenza). Per il recupero post-traumatico, sono disponibili programmi di riabilitazione personalizzati, a terra e in acqua (piscina dedicata) per massimizzare il ritorno alla piena funzionalità».