Il cancro del colon-retto si conferma una delle neoplasie di maggiore incidenza globale, interessando entrambi i sessi in maniera equiparabile. In questo scenario, l’adesione ai programmi di prevenzione riveste un ruolo preventivo di primaria importanza. Manuele Furnari, specialista in gastroenterologia e professore associato presso il Dipartimento di Medicina interna e Specialità mediche (D.I.M.I.) dell’Università di Genova, sottolinea il valore imprescindibile della colonscopia nell’identificazione e nel trattamento precoce delle lesioni precancerose. Lo abbiamo incontrato in Montallegro, struttura che ha scelto per la libera professione.

– In che modo la colonscopia riduce il rischio di tumore colon-retto?
«La ragione dei programmi di prevenzione risiede nella possibilità di identificare lesioni in una fase antecedente allo sviluppo del carcinoma, ma che in alcuni casi – in un intervallo di 10/15 anni – potrebbero evolvere in una neoplasia. Questi potenziali precursori – rappresentati principalmente dai polipi adenomatosi – mostrano una frequenza significativa nella popolazione, con una probabilità di riscontro che si aggira intorno al 30-40% negli individui di circa 50 anni. La loro valutazione ed eventuale asportazione può dunque prevenire il cancro e salvare vite umane».

– Nella formazione di polipi, possono esserci fattori genetici?
«Certamente. La poliposi adenomatosa familiare (FAP) è caratterizzata dalla comparsa precoce di migliaia di polipi e da un rischio elevato di cancro in età giovane (già tra i 25-40 anni). In questi contesti, la colectomia può rappresentare l’intervento risolutivo. Esistono, inoltre, forme attenuate con un minor numero di polipi, che richiedono protocolli di screening più intensivi. Diverse sindromi genetiche, come quelle di Gardner e di Lynch, predispongono analogamente alla formazione di queste lesioni».

– La colonscopia permette un intervento terapeutico immediato sulle lesioni a rischio?
«Sì, la colonscopia consente di procedere –contestualmente all’esame – all’asportazione dei polipi con potenziale evolutivo maligno. Per i polipi di dimensioni contenute, si esegue una polipectomia che consiste nell’asportazione utilizzando un’ansa metallica, con o senza l’ausilio della corrente elettrica. Per lesioni più estese, con morfologia piatta o in presenza di un’infiltrazione della sottomucosa, possono rendersi necessarie tecniche più avanzate, come la dissezione sottomucosa endoscopica (ESD), una metodica in cui mi sono specializzato che permette di isolare la lesione dagli strati profondi della parete intestinale e di asportarla in blocco, preservando l’integrità muscolare. In situazioni particolari, quando una lesione ha infiltrato in profondità pur rimanendo localizzata, si può optare per la resezione endoscopica a tutto spessore, che implica la rimozione completa della parete intestinale nella zona interessata, seguita dalla chiusura della breccia con clip dedicate o sistemi di sutura endoscopica».

– In che modo l’intelligenza artificiale può supportare la colonscopia nella valutazione delle lesioni?
«Le piattaforme digitali basate su algoritmi di AI (intelligenza artificiale) analizzano le immagini endoscopiche in tempo reale, segnalando la presenza di polipi con notevole rapidità ed efficacia. Questo ausilio tecnologico si dimostra vantaggioso, soprattutto in caso di piccolissime lesioni,  sia per gli operatori con minore esperienza sia per quelli più esperti, fungendo da “secondo osservatore” instancabile».

– Quali sviluppi si prospettano nell’ambito del riconoscimento delle caratteristiche dei polipi tramite intelligenza artificiale?
«Sono in fase di sviluppo ulteriori applicazioni che mirano al riconoscimento delle caratteristiche superficiali dei polipi, quali il colore e la morfologia. Gli endoscopi di ultima generazione forniscono immagini ad alta risoluzione che consentono di visualizzare l’architettura delle ghiandole. L’intelligenza artificiale mira a interpretare questi pattern per predire l’istologia del polipo, distinguendo tra lesioni benigne, adenomatose e potenzialmente maligne, fornendo indicazioni preziose per la strategia terapeutica».

Perché scegliere Montallegro per sottoporsi a una colonscopia?
«Un esame colonscopico di elevata qualità si fonda su parametri essenziali quali una preparazione intestinale ottimale, la competenza dell’operatore e la disponibilità di tecnologie all’avanguardia. Montallegro offre un’équipe di professionisti esperti, strumentazione endoscopica di ultima generazione e l’assistenza anestesiologica, un aspetto non sempre disponibile, che assicura un maggiore comfort al paziente grazie alla sedazione: questa opportunità, oltre a rendere l’esame più tollerabile, agevola l’operato del medico, consentendo una visualizzazione ottimale del colon».

– Quali sono i tempi di esecuzione di una colonscopia con intervento di resezione polipoidale?
«La durata di una colonscopia con rimozione di polipi varia in relazione alle dimensioni e alla complessità delle lesioni. Per polipi di piccole dimensioni, l’asportazione comporta un prolungamento limitato della procedura. Tuttavia, in presenza di polipi più voluminosi o con caratteristiche complesse, l’intervento può richiedere anche una o due ore, specialmente quando si utilizzano tecniche avanzate come la dissezione sottomucosa. In ogni caso, per lo screening di routine, la rimozione di piccoli polipi non incide significativamente sulla durata complessiva dell’esame».