Investimenti in tecnologia ed eccellenza
A Montallegro un duodenoscopio a completamento delle dotazioni per endoscopia dell’apparato digerente
Utilizzi, vantaggi e prospettive: ne parliamo con Paola Cognein, gastroenterologa specializzata in endoscopia interventistica
Continuano gli investimenti di Montallegro in tecnologia. Nelle ultime settimane del 2022, la struttura si è dotata di un duodenoscopio di ultimissima generazione, indispensabile per eseguire la colangio-pancreatografia endoscopica retrograda (ERCP). Montallegro è l’unica struttura privata a livello genovese a poter contare su questa eccellenza, che rafforza l’importante attività di endoscopia svolta, con oltre 1500 prestazioni annue. Ne parliamo con Paola Cognein, Direttore Struttura Dipartimentale di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva ASL3 Genovese – Endoscopista Interventista, da vent’anni attiva in Montallegro.
– Quali sono le peculiarità di un duodenoscopio di ultima generazione?
«Il nuovo duodenoscopio permette di eseguire esami ERCP in modo più preciso e dettagliato, consentendo di lavorare su vie biliari e pancreas in modo più efficiente. Il duodenoscopio infatti ha la peculiarità di avere una visione solo laterale sinistra, che permette una volta arrivati nella seconda porzione duodenale, dove c’è la papilla di Vater, di avere una visione frontale di questa struttura anatomica. Naturalmente anche attraverso questo endoscopio particolare è possibile far passare degli accessori dedicati per eseguire una microchirurgia, come per esempio un elettrobisturi o uno stent di plastica o metallo».
– Quali interventi endoscopici possono essere eseguiti?
«Per esempio, in presenza di calcoli nelle vie biliari si fa passare un catetere a palloncino che si gonfia al di sopra dei calcoli e ne permette l’estrazione, oppure un cestello di Dormia (o Basket) che si apre come una specie di ombrello e trascina fuori i calcoli, che poi vengono dismessi per via naturale. Oppure si possono posizionare stent o plastici o metallici per periodi variabili (o permanenti) che permettono di far drenare la bile in presenza di ostacoli di natura benigna o neoplastica».
– Quando va svolto l’esame ERCP?
«È quasi sempre imprevedibile, di solito sono esami che si fanno in urgenza quando un ostacolo (calcoli, o restringimenti benigni o maligni) impedisce il deflusso della bile. A volte però si può prevedere e programmare l’ERCP in elezione. Se per esempio un paziente esegue un’ecografia e si scoprono dei calcoli nella colecisti ma anche nella via biliare principale (o coledoco), allora si programma l’ERCP per togliere i calcoli dal coledoco e poi il chirurgo rimuove la colecisti in sicurezza.
– Questo esame che preparazione e decorso prevede?
«Non richiede particolari preparazioni, se non il digiuno. Essendo un intervento complesso prevede l’esecuzione in sala operatoria con paziente in narcosi. Il ricovero si limita a una notte, se non ci sono complicanze».
– Che attività svolge in Montallegro?
«Da vent’anni mi occupo di endoscopia diagnostica e interventistica. Quindi non solamente gastroscopie e colonscopie eseguite per valutare l’eventuale presenza di lesioni (polipi, eccetera), ma soprattutto mi occupo di endoscopie operative complesse come, per esempio, la rimozione di grossi polipi dal colon (più raramente dallo stomaco) oppure la rimozione endoscopiche di particolari tipi di neoplasie neuroendocrine solitamente a sede rettale, che una volta richiedevano interventi chirurgici e che invece oggi possiamo togliere noi per via endoscopica. Con noi intendo quei pochi endoscopisti che, ahimè, hanno scelto di perseguire la lunga curva di apprendimento dell’endoscopia interventistica (ERCP o Ecoendoscopia o ESD, eccetera). In tutta la Liguria siamo veramente pochi, con esperienza pluriennale, e tutti ci auguriamo di trovare giovani che siano interessati ad apprendere queste metodiche».
– Anche la diagnostica in questi anni ha fatto passi da gigante.
«Sì, e la prevenzione ne ha beneficiato moltissimo. Noi Gastroenterologi non smetteremo mai di consigliare, a uomini e donne dall’età di 45-50 anni, di aderire al programma regionale di screening del cancro del colon-retto mediante ricerca del sangue occulto fecale, perché permette di ridurre le morti per neoplasia del colon. Così come l’esecuzione di una colonscopia, poiché il test può talora avere dei falsi negativi o dei falsi positivi».
– Quando anticipare la prima colonscopia?
«Se nella famiglia ci sono stati già casi di polipi o, peggio, di tumori, bisogna ancor più pensare alla prevenzione. Il consiglio è di fare la prima colonscopia di prevenzione dieci anni prima della comparsa del tumore nel familiare, quando la comparsa del tumore nella familiare avviene al di sotto dei 50 anni».
– La specialità è in continua evoluzione. Cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro?
«L’evoluzione riguarderà sempre più il versante interventistico. Addirittura si comincia a parlare di robotica anche per l’endoscopia e di nuove tipologie di endoscopi che potenzieranno la parte operativa, permettendo di ridurre gli interventi chirurgici non indispensabili».