Sì, che fosse stretta fra il mare e i monti, l’avevo letto su qualche antico sussidiario di italiano, oltre che nella prefazione dello Statuto della Regione Liguria, che probabilmente è stato scritto tenendo sul banco il sussidiario di cui sopra.
Ma pensavo fosse una licenza poetica, una fuga in avanti, un modo di dire.
Perché se il mare lo vedevo lì davanti, sull’Aurelia e in corso Italia, a me li Fasce, il Moro, il Gazzo e tutto il resto sembravano scherzetti per uno venuto su a Prealpi Orobiche e polenta taragna.
Fra le cime vere. Non quelle commestibili.
Quindi, ovviamente, mi sono presentato al “Giro dei forti” di Genova organizzato da Villa Montallegro in tenuta d’ordinanza da dejeuner sur l’erbe: Tod’s con tutti i pallini al posto giusto,
Massimo materiale, i pallini, capace di aderenza al terreno a mia disposizione.
In pochi minuti, ho detto addio alle Tod’s, per la gioia di Diego Della Valle, e mi sono trovato catapultato in una sorta di Camel Trophy.
Anche letteralmente catapultato, vabbè.
Il fango era oltre la modica quantità.
Ma qualcosa avrei potuto intuire già al Righi: assenti i miei compagni di avventura sul sito di Villa Montallegro Giorgio De Sario e Mario Bottaro, assente la dottoressa Daria Schettini che assicura un altissimo livello fashion agli appuntamenti, ma evidentemente non è una sprovveduta; assenti gli amici del gruppo che non hanno mai un capello fuori posto, un boccolo o una pochette mal posizionata, come Lilli Lauro o Alberto Pandolfo.
Assente soprattutto anche Tiziana Lazzari, profetessa indiscutibile dell’invecchiamento attivo, forse consapevole che la nostra giornata sarebbe stata molto attiva, ma avrebbe rischiato di non concedere margini di invecchiamento a chi si fosse presentato all’appuntamento sprovvisto di scarpe adeguate.
Presenti, presentissimi, invece i patiti di forma fisica, buoni comportamenti alimentari e attività sportiva strong.
Già al ritrovo di Forte Sperone, Luca Spigno, specialista in alimentazione, che è il più sadico di tutti, aveva uno strano luccicore negli occhi che avremmo poi capito con il passare dei Forti e della passeggiata.
Oppure, lo stesso Berti Riboli, con le splendide “bambine” al seguito, l’anello mancante fra il creato e la divinità, ma anche attrezzatissimo con gli scarponcini e le racchette da trekking.
Insomma, dopo le prime tre salitine, le Tod’s erano già un lontano ricordo e Della Valle aveva già trecento euro in più in saccoccia.
Ma non ho avuto nemmeno il tempo di rimpiangerle, conquistato dalla bellezza delle scoperte regalate dalla passeggiata di Villa Montallegro.
Scoperta anche per molti dei partecipanti fra l’altro.
Perisno per quelli con le scarpe giuste.
E così meraviglie botaniche, ad esempio un’erba che sprigiona aroma di benzina.
E così meraviglie architettoniche, come le fortificazioni, e la storia delle mura, declinata in modo accattivante dal nostro Virgilio, “Marco, la guida del Parco”.
E così la meraviglia pure di vedere tutti i Forti, di passare in mezzo a tratti di bosco (siamo scivolati in tre, pure uno con gli scarponcini tie’) e, ad esempio di scorgere tutto il tragitto del trenino di Casella – mai come in questa occasione “Orient express delle tre valli”, con la splendida vista sulla Valbisagno, sul primissimo tratto della Valle Scriva e sulla Valpolcevera – ma dall’alto, molto più in alto.
Tanto per dire, il Ferraris, visto da lassù era davvero un puntino color arancio carico o, meglio, color mattone, in grado di far apparire anche Sala un terzino da mondiali o Lapadula un bomber infallibile.
E poi, per l’appunto, i Forti, bellissimi e capaci di farti perdonare persino i chilometri di passeggiata.
E di farti perdonare persino il fatto che i sadici Berti Riboli e Spigno avessero lasciato alla guida il compito di dire che il sistema dei Forti di Genova è la più lunga fortificazione antica al mondo dopo la Grande Muraglia.
Alla fine, di fronte alle splendide focacce che accompagnano tutti gli appuntamenti di Villa Montallegro, persino le scarpe mi sembravano nuove.
Spigno, dal canto suo, controllava chi prendeva pinzimonio, peperoni a strisce e carote.
Gli luccicavano gli occhi.
Confesso, pure io ho mangiato verdura cruda.
Nella foto (del Comune di Genova): Forte Sperone.