Alberto Pandolfo, 32 anni, dal 2012 consigliere comunale del Pd a Genova, dall’ottobre 2017 segretario provinciale del Partito Democratico e dal 2012 braccio destro del ministro della Difesa Roberta Pinotti, è il manifesto della buona salute e merita di diritto un posto nella nostra galleria.
– Ingegner Pandolfo, percorso netto?
«Fortunatamente, non sono mai stato operato, nemmeno un intervento dentistico…».
– Ma proprio niente niente?
«Niente. Ricordo solo a undici, dodici anni, un braccio rotto a scuola. Io andavo alla media Lomellini di piazza Galileo Ferraris, ma, in base agli ottimi accordi con altre strutture, in palestra andavamo in via Cagliari. Durante un’esercizio di educazione fisica, io che – come sempre – ero un po’ sovrappeso, mi sono “seduto” sul braccio, rompendomelo».
– Sovrappeso lei? Ma se è un figurino…
«Ora ho perso dieci chili. Ma le situazioni di stress portano a un disordine alimentare e a “paciugare”, cosa particolarmente facile a Roma. A pranzo, spesso, ci fermiamo in ufficio, mentre a cena si va dopo le undici e mezzo, cosa che non è consigliabilissima dal punto di vista del metabolismo… Certo, però, c’è il rovescio della medaglia, mangiare in compagnia e parlare di lavoro aiuta anche il lavoro».
– Ha una dieta particolare?
«Quando ero piccolo, vedendo la mamma che faceva il risotto o la sacher, volevo fare il cuoco, avendole carpito i segreti. Insomma, sono goloso. Sto attento agli abbinamenti, non salto i pasti, non esagero… Sbaglio solo a non fare lo spuntino di frutta a metà mattinata…».
– Ma nemmeno una golosità?
«Ho una forte ritenzione idrica e dovrei bere moltissimo. Lo faccio, ma meno di quanto vorrei. Sono stato felice quando, in consiglio comunale, il boccione dell’acqua è stato sostituito dall’erogatore di acqua collegato direttamente alla rete pubblica e per me, che sono un’estimatore dell'”acqua del bronzino”, è stata una festa. Pensi che io mi portavo da casa la borraccia che ci aveva regalato l’Amiu con l’acqua del rubinetto…».
– Insomma, mangia bene, beve bene, non si opera… Ma lei Pandolfo è bionico? Un ago nella pelle mai?
«Sì, spessissimo…».
– Era ora…
«… perché, fin da quando ero rappresentante degli studenti in consiglio di istituto al liceo scientifico-tecnologico Majorana sono un donatore di sangue e ho sensibilizzato gli altri a farlo. Ho iniziato al reparto di ematologia a San Martino e, da allora, non ho smesso più anche se ora vado al Galliera. Ogni volta mi fanno l’intervista preliminare su viaggi e stili di vita, poi gli esami, fortunatamente senza asterischi, e poi parte l’ago in vena…».
– Non essendo stato mai operato, Montallegro per lei sarà una crasi fra un sostantivo e un aggettivo…
«In verità no, sono stato tante volte a Villa Montallegro a trovare ricoverati, anche in fasi assistenziali e, a volte, molto delicate. E mi ha fatto un’ottima impressione vedere l’attenzione dei medici e degli infermieri al paziente, senza dimenticare le iniziative culturali che ho sempre apprezzato. Insomma, mi ha sempre dato l’impressione di un posto dove ci si prende cura a tutto tondo della salute delle persone».