Ultima parte dell’intervista (qui la prima parte, qui la seconda) ad Antonio Fibbi e Franco Ameli, medici otorinolaringoiatri, che delineano i principali progressi medici nel loro campo e raccontano il presente e il futuro di una specializzazione sempre più pervasa dalla tecnologia, a favore del paziente.

– Come è cambiata la sua professione da quando lei studiava all’università?

Antonio Fibbi «La velocità e la facilità dello scambio di informazioni sono tra gli elementi più innovativi e rilevanti rispetto ai tempi dei miei studi universitari nella seconda metà degli anni ’60».

Franco Ameli «Ho vissuto la progressione migliorativa della TC e della risonanza magnetica con la corrispondente visualizzazione dell’anatomia della struttura del massiccio facciale e delle componenti otoneurologiche, unitamente all’introduzione delle tecniche endoscopiche; le due innovazioni nell’insieme hanno permesso un approccio a queste strutture dal punto di vista diagnostico e ancora più chirurgico impensabile fino a pochi anni prima. Una vera rivoluzione».

– Qual è il futuro della sua specializzazione? Quali sono i trend che trasformeranno il suo lavoro e quali elementi resteranno immutati?

Antonio Fibbi «La chirurgia endoscopica del naso e dei seni paranasali è, a mio avviso, tra le innovazioni tecniche quella che ha avuto maggior impatto nella specialità consentendo ai chirurghi di accedere alla fossa cranica anteriore e media con accessi radicali sulla malattia ma meno invasivi e molto più rispettosi delle funzioni e dell’estetica. Tutta la diagnostica, molte tecniche chirurgiche e tutta la didattica sono state facilitate dalla introduzione delle fibre ottiche rigide e flessibili, dalla magnificazione con microscopio operatorio e con telecamere. L’introduzione del laser e della chirurgia robotica nella chirurgia di alcuni distretti otorinolaringoiatrici ha contribuito a ridurre l’invasività delle demolizioni chirurgiche. Le metodiche di ricostruzione con lembi rivascolarizzati hanno ridotto gli esiti, talvolta molti invalidanti, delle resezioni del distretto testa e collo. Il processo metodologico per giungere alla diagnosi, pur facilitato dalla diagnostica per immagini, dalle tecniche endoscopiche e dalla collaborazione interdisciplinare tra i professionisti è e deve restare immutato».

Franco Ameli «Il futuro dal punto di vista tecnologico è decisamente imprevedibile, è più veloce del pensiero e dell’immaginazione. Viaggiamo verso la medicina di precisione, la fenotipizzazione del paziente vale a dire che si riusciranno ad avere i parametri fisici biologici e biochimici di ogni paziente per indirizzare al meglio il processo di cura sia farmacologico sia chirurgico. Non tutti i pazienti con la stessa patologia rispondono correttamente alla singola cura, seppur appropriata. Resterà immutata la necessità di instaurare con il paziente il corretto rapporto di fiducia e comprensione e il bisogno di dedicare a ognuno il giusto tempo all’ascolto».

– Ricorda un caso che ha segnato la sua attività?

Antonio Fibbi «Impossibile per me dimenticare l’esperienza seguita all’incontro con un paziente che non riusciva a tollerare e rifiutava la terapia con CPAP ed era affetto da sindrome delle apnee ostruttive del sonno di grado elevato che poneva il paziente in una condizione di grave rischio cardiologico e neurologico. Ho avuto la responsabilità di redigere il progetto terapeutico che, dopo il rifiuto del paziente del trattamento protesico, prevedeva un intervento di avanzamento bimascellare e un’eventuale successiva resezione della epiglottide per via trans orale con il laser se fossero residuate apnee dopo il primo intervento. Questo secondo intervento non fu mai eseguito per scelta del paziente. Ciò che ho imparato da questa esperienza durissima che nel lavoro del medico non è soltanto importante svolgere in maniera impeccabile la prestazione professionale, ma è indispensabile riuscire a comprendere anche le più sfumate ansie e angosce di ciascun paziente e del suo entourage, anche quando si è preoccupati, stanchi e sfiniti».

Franco Ameli «Attendo con trepidazione l’utilizzo delle cellule staminali per poter “rigenerare” organi lesionati e irrecuperabili, come possono essere gli organi sensoriali dell’udito e dell’olfatto, costruiti con cellule ad altissima specializzazione, ma incapaci di rigenerarsi».

Antonio Fibbi e Franco Ameli: l’intervista doppia (prima parte)
Antonio Fibbi e Franco Ameli: l’intervista doppia (seconda parte)

La scheda di Antonio Fibbi
La scheda di Franco Ameli

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Redazione