Con il risveglio della natura, per molti si ripresenta puntuale la criticità delle allergie stagionali. Starnuti, congestione nasale e prurito sono solo alcuni dei fastidi che possono compromettere la qualità della vita.
Paola Minale, allergologa di riconosciuta esperienza e già Direttore dell’Unità di Allergologia presso l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova – con la sua autorevolezza e competenza – ci guida attraverso le strategie di prevenzione più efficaci e i moderni approcci diagnostici per le allergie, anche alimentari. L’abbiamo incontrata in Montallegro, struttura che ha scelto per la propria attività di libera professione.

– Dottoressa Minale, la primavera per molti è sinonimo di allergie. Come possiamo prepararci al meglio?
«La primavera rappresenta una sfida per i soggetti allergici. La prevenzione più efficace consiste nell’iniziare la terapia nel momento opportuno, ma non è sempre facile cogliere il timing corretto. Le giornate soleggiate primaverili, magari anche ventose, sono il segnale per intraprendere con decisione la terapia antistaminica, lo spray nasale e, se necessario, lo spray bronchiale. Solo così è possibile tenere sotto controllo l’allergia durante la sua fase più critica».

– Chi sospetta di essere allergico, cosa deve fare?
«Il primo passo fondamentale è accertare la causa dell’allergia. L’allergologia moderna è una medicina di precisione: l’obiettivo è identificare l’allergene specifico, la sintomatologia associata, il periodo di manifestazione e le sue peculiarità. Ogni paziente va inquadrato nel modo corretto, perché una diagnosi accurata evita diete inutili e permette una cura migliore, sia nella fase acuta sia in un’ottica preventiva».

– Quali sono gli strumenti per identificare con precisione a cosa si è allergici?
«Disponiamo di un ampio ventaglio di esami. Il prick test cutaneo è un test immediato e affidabile, perfezionato nel tempo, che permette all’allergologo di identificare rapidamente gli allergeni. In alternativa, soprattutto in periodi di terapia antistaminica in corso, possiamo ricorrere a esami del sangue che offrono la stessa precisione e sensibilità del test cutaneo. Anzi, per gli allergeni alimentari, il dosaggio sierico può essere ancora più specifico, permettendo di individuare l’allergia alle singole proteine allergeniche».

– Si dice che gli antistaminici causino sonnolenza. È ancora così?
«Fortunatamente, questa affermazione appartiene al passato. I vecchi antistaminici, derivando dagli anestetici, avevano un effetto sedativo significativo. Gli antistaminici attuali sono stati modificati per eliminare quasi completamente questo effetto collaterale. Inoltre, oggi abbiamo la possibilità di personalizzare il dosaggio e di associare l’antistaminico a spray nasali molto efficaci, spesso combinazioni di antistaminico e cortisonico a basso dosaggio per un controllo ottimale dei sintomi. Anche per quanto riguarda gli spray bronchiali, è importante superare la fobia del cortisone: i farmaci antiasmatici moderni hanno un assorbimento minimo e offrono una protezione notevole».

– Le intolleranze alimentari sono un tema molto attuale. Come si può distinguere un’intolleranza da un’allergia?
«La differenza tra allergia e intolleranza è sostanziale. Nell’allergia è coinvolto il sistema immunitario, con reazioni specifiche e potenzialmente più gravi. L’intolleranza, invece, raggruppa diverse condizioni. Per esempio, l’intolleranza al lattosio, diagnosticabile con il breath test o con una dieta a esclusione, è diversa dall’allergia alle proteine del latte, che impone di non assumere le proteine del latte. Così come la celiachia o la sensibilità al glutine hanno meccanismi autoimmunitari distinti. Per le intolleranze è fondamentale un approccio di squadra che coinvolga l’allergologo, il gastroenterologo, il dietologo per individuare con precisione il problema e affrontarlo con terapie o modifiche dietetiche mirate. I test generici per le intolleranze spesso non forniscono un quadro preciso e portano a diete generiche, con scarsi risultati. È cruciale affidarsi a un percorso diagnostico mirato».

– Se una persona sospetta un’intolleranza, da quale specialista dovrebbe iniziare il percorso?
«Il percorso può iniziare dalle diverse figure specialistiche già citate: l’allergologo, il gastroenterologo o il dietologo. L’aspetto cruciale è che, successivamente, vengano eseguiti accertamenti specifici in base al sospetto clinico. È fondamentale ascoltare attentamente la storia del paziente, che spesso fornisce indicazioni preziose, e procedere con esami mirati per quel tipo di patologia. L’approccio terapeutico, farmacologico o dietetico, deve essere altrettanto specifico. Questo garantisce un maggiore controllo dei sintomi e una maggiore soddisfazione sia per il paziente sia per il medico».

– Lei collabora da anni con Montallegro. Cosa rappresenta per lei questa struttura?
«Lavorare a Montallegro è per me molto positivo perché favorisce un vero lavoro di squadra. Ho la possibilità di confrontarmi con numerosi colleghi e di indirizzare loro i pazienti quando necessario. Inoltre, la struttura offre esami specifici per le allergie che non sempre sono disponibili altrove. Per me, Montallegro è un punto di riferimento professionale molto importante».

Tra i test allergologici di recente introduzione in Montallegro, spicca il test ALEX2 (Allergy Explorer), una metodica avanzata –  sviluppata da Macro Array Diagnostics – che consente di analizzare oltre 280 allergeni con un solo prelievo.