Febbraio è il mese della prevenzione cardiovascolare, e proseguiamo i nostri approfondimenti dedicati a questo tema cruciale. Con Gabriele Crimi, cardiologo interventista e docente a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università di Genova, esploriamo alcuni aspetti della sua specializzazione e rispondiamo alle domande più frequenti dei pazienti.

– Di cosa si occupa un cardiologo interventista?
«È uno specialista che, durante la sua formazione, ha acquisito le competenze per eseguire una serie di interventi che un tempo richiedevano un approccio chirurgico».

– Quali sono gli interventi più frequenti?
«Tre le categorie principali. La prima, storica, è il trattamento delle coronarie: dilatare le ostruzioni con palloncini e stent, un salvavita durante l’infarto e un’opzione per l’angina pectoris.
La seconda area è quella delle patologie valvolari, con un focus sulla stenosi aortica. In questi casi, possiamo impiantare una valvola con un catetere, passando, in linea di massima, dall’arto inferiore in anestesia locale. Questa procedura si chiama TAVI, acronimo inglese per Transcatheter Aortic Valve Implantation, ovvero impianto trans-catetere della valvola aortica.
Inoltre, ci occupiamo della prevenzione dell’ictus. Nei giovani colpiti, possiamo chiudere il forame ovale pervio, che rappresenta un fattore di rischio importante, quando non si trova altra spiegazione dell’evento cerebrovascolare. Infine, nei pazienti con fibrillazione atriale e problemi di sanguinamento, offriamo la chiusura dell’auricola come alternativa alla terapia anticoagulante».

– Quali sintomi devono spingere a consultare un cardiologo interventista?
«Dolore toracico, soprattutto sotto sforzo; scarsa tolleranza allo sforzo, soprattutto se di nuova insorgenza, con limitazione o impossibilità a svolgere attività che prima venivano facilmente eseguite; fatica respiratoria, sintomo che si può verificare tanto nelle patologie coronariche quanto in quelle valvolari. Infine, svenimenti, che negli anziani possono celare una stenosi aortica».

– Ha fatto riferimento alla tecnica TAVI: in cosa consiste e quali vantaggi offre?
«L’intervento consiste nell’impiantare una nuova valvola aortica passando dalla gamba. Questa procedura, un tempo possibile solo con tecnica chirurgica, quindi con breccia chirurgica, anestesia generale e circolazione extracorporea, ora può essere eseguita in anestesia locale, con tempi di recupero e di ospedalizzazione molto più rapidi».

– E la MitraClip?
«La MitraClip consiste nell’utilizzare un dispositivo simile a una molletta, di pochi millimetri di dimensione, che permette di unire il lembo anteriore mitralico con il lembo posteriore, intervenendo in caso di insufficienza mitralica, ovvero un difetto di chiusura della valvola mitrale. Dopo l’applicazione della clip, la valvola perde molto meno, e a volte non perde più».

– Quanto è importante la collaborazione tra il cardiologo interventista e gli altri specialisti del cuore?
«È fondamentale. Il cardiologo clinico, altri specialisti, individuano i sintomi, le patologie. Ci inviano i pazienti, noi confermiamo l’indicazione, definiamo il percorso, valutiamo i rischi. Un lavoro di squadra per il bene del paziente».

– Quali sono le tecnologie disponibili in Montallegro che supportano il suo lavoro?
«La clinica dispone di un ampio ventaglio di tecnologie che, a livello diagnostico, possono diagnosticare precocemente patologie coronariche e valvolari, come ecografi di ultima generazione, la recente installazione della nuova risonanza magnetica e una TAC molto performante ».

– Febbraio è il mese della prevenzione del cuore: quali consigli darebbe ai suoi pazienti per mantenere un cuore sano?
«La prevenzione cardiovascolare si basa su alcuni capisaldi. Consiglio ai pazienti di misurare la pressione, monitorare la glicemia, cercare di avere abitudini sane, fare attività fisica aerobica due o tre volte alla settimana, possibilmente rimanere nel peso corporeo ideale seguendo una dieta bilanciata e, sicuramente, astenersi dal fumo».