Cuore sotto controllo: parola all’elettrofisiologo
Paolo Di Donna, cardiologo esperto in elettrofisiologia, ci parla di sintomi, diagnosi e cura delle aritmie cardiache
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Febbraio è il mese della prevenzione cardiovascolare e proseguiamo i nostri approfondimenti dedicati a questo tema cruciale. Con Paolo Di Donna, cardiologo esperto in elettrofisiologia, esploriamo alcuni aspetti della sua specializzazione e rispondiamo alle domande più frequenti dei pazienti.
– Di cosa si occupa un cardiologo elettrofisiologo?
«L’elettrofisiologo è un cardiologo specializzato nello studio e nella cura delle aritmie cardiache. Si occupa di diagnosticare e trattare le aritmie, sia sopraventricolari – come fibrillazione atriale, flutter atriale, tachicardie parossistiche – sia ventricolari, più complesse e spesso associate a malattie cardiache. L’elettrofisiologo si occupa anche dei disturbi di conduzione elettrica del cuore, diagnosticando e indicando l’impianto di pacemaker, defibrillatori o loop recorder, ovvero dispositivi di monitoraggio (ed eventuale presidio terapeutico) che vengono impiantati nel sottocute».
– Quali sintomi devono spingermi a prenotare una visita da un elettrofisiologo?
«Il sintomo più comune è la sensazione di cardiopalmo (= palpitazione), ovvero una sensazione di battito cardiaco accelerato o irregolare, spesso improvviso e invalidante, che può presentarsi sporadicamente o frequentemente. Il cardiopalmo può essere associato a sensazioni di affaticamento, lipotimie (= sensazione di imminente perdita di coscienza e di debolezza, tale da rischiare una caduta al suolo) o perdita di coscienza (sincope)».
– Quali sono le procedure diagnostiche più utilizzate per indagare le aritmie?
«Dopo un’attenta anamnesi, si parte con l’elettrocardiogramma (ECG) che può fornire informazioni importanti, come l’identificazione di anomalie (per esempio la sindrome di Wolff-Parkinson-White) o alterazioni che aumentano il rischio di aritmie maligne (per esempio la sindrome di Brugada). L’esame fondamentale per l’elettrofisiologo è l‘ECG Holter, un monitoraggio del ritmo cardiaco di 24-48-72 ore o anche settimanale. Sono utili anche i loop recorder, dispositivi che registrano l’ECG quando il paziente avverte sintomi. La prova da sforzo può evidenziare aritmie legate all’attività fisica. Infine, l’ecocardiogramma è essenziale per valutare la struttura del cuore e l’eventuale presenza di alterazioni».
– Come mai anche atleti agonisti, super controllati, possono avere problemi cardiaci improvvisi?
«Purtroppo, alcune aritmie possono essere silenti all’inizio e comparire successivamente. Per questo, è necessario ripetere periodicamente gli esami e non basarsi su una sola valutazione. La comparsa di sintomi come cardiopalmo durante lo sforzo, calo di performance o svenimenti deve sempre allertare e richiedere ulteriori accertamenti».
– Quali precauzioni devono prendere gli sportivi amatoriali, soprattutto over 40, per fare sport in sicurezza?
«Dopo i 40 anni, il rischio di complicanze legate all’invecchiamento e all’aterosclerosi aumenta. Per questo, chi pratica sport regolarmente dovrebbe fare una visita di controllo con ECG, valutare i parametri cardiaci e considerare eventuali sintomi. In caso di dubbi, come episodi di cardiopalmo, dolori, difficoltà respiratorie, sono indicati ECG Holter e prova da sforzo. Anche gli esami del sangue, colesterolo in primis, sono importanti per valutare il rischio cardiovascolare. In sintesi, è fondamentale fare controlli regolari e non affidarsi al caso, soprattutto con l’avanzare dell’età»
– Per risolvere una fibrillazione atriale, a volte si procede con l’ablazione cardiaca. Cos’è e quali sono i rischi?
«L’ablazione cardiaca è una procedura che, in alcuni casi, può risolvere definitivamente le aritmie. Per alcune tachicardie, come la già citata sindrome di Wolff-Parkinson-White, l’ablazione è addirittura il trattamento di prima scelta, considerata la sua elevata percentuale di successo. L’ablazione può essere proposta anche per fibrillazione striale e flutter atriale, quando i farmaci non sono efficaci. Si tratta di una procedura mininvasiva grazie alla quale l’operatore inserisce cateteri che dai vasi femorali raggiungono il cuore e “bruciano” le aree responsabili dell’aritmia, ablandone (annullando) i percorsi elettrici anormali. Pur essendo una procedura sicura e di routine se eseguita da mani esperte, presenta minimi rischi che il paziente deve conoscere. Tuttavia, i benefici dell’ablazione sono superiori ai rischi, soprattutto in determinate aritmie».
– In alcuni casi, si suggerisce la cardioversione elettrica o farmacologica.
«Si tratta di procedure che mirano a ripristinare il normale ritmo cardiaco in caso di aritmie, soprattutto la fibrillazione atriale. La cardioversione elettrica consiste nell’applicare una scarica elettrica al cuore (sotto sedazione), mentre quella farmacologica utilizza farmaci specifici. Entrambe sono utili per risolvere l’aritmia acuta, ma non sono curative a lungo termine. La cardioversione elettrica è come un “reset” del cuore e può essere eseguita rapidamente. Dopo la cardioversione, è necessario un controllo elettrofisiologico per valutare la strategia terapeutica a lungo termine, per esempio l’ablazione».
– Chi è portatore di un dispositivo cardiaco, può sottoporsi a risonanza magnetica?
«Oggi, la risonanza è un esame sicuro anche per i portatori di dispositivi cardiaci, a differenza di anni fa. Infatti pacemaker e defibrillatori di ultima generazione sono compatibili con la risonanza magnetica, ma devono essere certificati e i materiali (pacemaker e cateteri) devono essere della stessa marca. È necessario seguire specifici protocolli e programmare il dispositivo prima dell’esame. Anche i loop recorder sottocutanei sono compatibili e non necessitano di riprogrammazione. In generale, il dispositivo può essere sottoposto a risonanza dopo 8 settimane dall’impianto, per garantire la corretta adesione dei cateteri al cuore».
– Quali tecnologie sono disponibili presso Montallegro per la diagnosi e cura delle aritmie?
«Montallegro offre un approccio completo per la gestione delle aritmie, dalla valutazione clinica e strumentale (ECG, Holter 24-72 ore, prova da sforzo) al controllo dei dispositivi (pacemaker, defibrillatori, loop recorder) e alla gestione della risonanza magnetica in pazienti portatori di device. La nuova risonanza di ultima generazione sarà un ulteriore supporto, perché molti dispositivi sono già predisposti per questo tipo di scansione».