Andrea Puppo, chirurgo ginecologo, illustra l’evoluzione della specialità e i segnali da non sottovalutare per una prevenzione efficace

Il 20 settembre si celebra la Giornata mondiale dei tumori ginecologici. Un’occasione preziosa per parlare di prevenzione, come ci ricorda il dottor Andrea Puppo, chirurgo ginecologo e direttore della S.C. Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, nonché specialista in Montallegro per la libera professione.

– Dottor Puppo, la prevenzione è fondamentale in ambito oncologico, ma questa giornata ci offre un’occasione speciale per ricordarlo.
«Certamente, e l’ambito dei tumori ginecologici è un chiaro esempio. Basti pensare al tumore della cervice uterina: la sua incidenza si è dimezzata e la mortalità più che dimezzata grazie a strumenti come il Pap test, il test per il papilloma virus (HPV) e la vaccinazione contro il papilloma virus. In alcuni stati del nord Europa, grazie a queste strategie, il tumore è stato addirittura azzerato. In Italia abbiamo fatto importanti progressi, ma possiamo fare ancora di più per diffondere la cultura della prevenzione».

– Quali sono i tumori ginecologici più comuni e quali i fattori di rischio che le donne dovrebbero conoscere?
«I più comuni sono il tumore del corpo dell’utero, con circa 10.000 nuovi casi all’anno in Italia, e quello ovarico, che colpisce circa 6.000 donne. Il primo si manifesta principalmente con sanguinamento uterino, sintomo che, soprattutto dopo la menopausa, deve indurre a una rapida valutazione medica. Il tumore ovarico è più subdolo: non ci sono molti strumenti di prevenzione e la diagnosi spesso arriva in stadi avanzati.

Fortunatamente oggi siamo più bravi a identificare i casi familiari, quelli in cui un’alterazione genetica, come la mutazione del gene BRCA, aumenta la probabilità di sviluppare la malattia. In questi casi, che rappresentano il 10-15% del totale, si applicano protocolli di sorveglianza e a volte si ricorre alla chirurgia profilattica, rimuovendo le ovaie sane per prevenire l’insorgere del tumore».

– Il recente caso della modella Bianca Balti, che ha dichiarato di avere un tumore ovarico al terzo stadio, ha riportato l’attenzione mediatica su questa patologia.
«Il caso di Bianca Balti ci ricorda l’importanza della diagnosi precoce, soprattutto nei casi familiari. Lei rappresenta uno di quei casi in cui la familiarità aumenta il rischio di sviluppare tumori alla mammella e all’ovaio. In queste situazioni è fondamentale la sorveglianza precoce e un percorso personalizzato per cercare di anticipare la malattia. Quando si riesce a identificare per tempo queste patologie, che hanno un’impronta genetica, le possibilità di cura aumentano notevolmente».

– Quali nuove opportunità offre la ricerca?
«La ricerca in ambito oncologico sta facendo passi da gigante. Oggi disponiamo di nuovi farmaci che, dopo la chirurgia, consentono di controllare la malattia, di renderla cronica e stabile. È un grande successo per la medicina.
La sfida più importante per il futuro sono le “target therapies”, terapie personalizzate che tengono conto delle specifiche caratteristiche del tumore di ogni singola paziente. Abbiamo capito che non si può ‘sparare a raffica’ sulle cellule tumorali, ma bisogna conoscerle nel dettaglio per poterle combattere in modo più efficace e con minori effetti collaterali».

– Quali sono invece le principali innovazioni in ambito chirurgico?
«La chirurgia robotica rappresenta il prossimo futuro. La chirurgia mininvasiva laparoscopica consente invece di effettuare interventi importanti con piccoli accessi cutanei, riducendo i tempi di recupero per la paziente».

– Torniamo alla prevenzione. Al di là di segnali, sintomi o episodi in famiglia, quali sono le principali azioni che può attuare una donna per tutelare la propria salute?
«Il controllo ginecologico annuale è un’abitudine fondamentale che tutte le donne dovrebbero adottare. Permette di monitorare i diversi momenti della vita femminile, in cui possono verificarsi cambiamenti che, seppur spesso naturali, a volte nascondono sintomi importanti. Per esempio, all’inizio della menopausa, alcune donne lamentano gonfiore addominale o cambiamenti intestinali, che spesso vengono attribuiti alla menopausa stessa, ma che in realtà possono essere il primo sintomo di un tumore ovarico».

– Quanto è importante l’aspetto psicologico nell’approccio medico dei tumori ginecologici?
«È fondamentale, tanto quanto i farmaci e la chirurgia. L’approccio alla malattia, il rapporto di fiducia tra medico e paziente, tra équipe di cura e paziente sono armi essenziali. Le donne sono straordinarie, capaci di affrontare la malattia e di inserirla nel loro contesto familiare, cercando di preservare gli equilibri. Noi medici possiamo offrire un supporto psicologico specifico per aiutarle ad affrontare questo delicato percorso. La battaglia contro la malattia inizia dentro la paziente e noi dobbiamo fare di tutto per sostenerla».

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Redazione