L’esperto di Perceptive Color Design ridisegna gli spazi di attesa del reparto di diagnostica per immagini di Montallegro
In un’epoca in cui l’umanizzazione degli ambienti sanitari è sempre più centrale, Montallegro si affida nuovamente all’esperienza di Giulio Bertagna, esperto di Perceptive Color Design. Dopo i suoi interventi dello scorso anno a Villa Chiara, Bertagna torna a collaborare con la struttura, questa volta per ripensare gli spazi di attesa e accettazione del reparto di diagnostica per immagini di Montallegro. L’intervento verrà completato tra agosto e settembre, in concomitanza con l’arrivo in struttura del nuovo tomografo a risonanza magnetica ad alto campo Philips MR 5300.
«Gli spazi di attesa e di accettazione sono luoghi delicati dal punto di vista psicologico», spiega Bertagna. «L’incertezza, i pensieri per la procedura o per i risultati degli esami: tutto concorre a creare uno stato d’animo particolare che è fondamentale accogliere e accompagnare adeguatamente». Per farlo, Bertagna non si limita a scegliere una palette cromatica. Il suo lavoro si traduce in un vero e proprio studio della percezione visiva e dell’impatto emotivo dei colori, dove nulla è lasciato al caso.
«La zona di accoglienza è il primo biglietto da visita di una struttura», afferma Bertagna. «Grazie all’organizzazione degli spazi possiamo comunicare immediatamente la sua modernità, la qualità delle cure e la professionalità del personale, rendendo percepibili quei valori che spesso rimangono nascosti agli occhi del paziente».
«Per prima cosa, occorre eliminare le atmosfere serali, i toni caldi e intimi che, seppur rilassanti in altri contesti, qui potrebbero sortire l’effetto contrario, accentuando sensazioni di introspezione e nostalgia» racconta Bertagna. L’obiettivo è invece quello di trasmettere un’immediata sensazione di pulizia, igiene e sicurezza, fondamentale in un contesto ospedaliero. «Per questo, negli spazi che verranno ristrutturati, utilizzeremo un “bianco di fondo” che, nel caso della diagnostica per immagini, tende leggermente al blu, accentuando un senso di igiene e pulizia. Per la pavimentazione abbiamo invece scelto un colore resiliente di fondo violetto, desaturato da drop più scure, quasi percepibili come nero. Lo stesso colore verrà riportato sulle pareti con una fascia che abbraccia tutta la zona di accettazione e attesa».
Ingrediente centrale degli interventi di Bertagna sono gli scorci paesaggistici astratti che caratterizzano le pareti. «Queste elementi, realizzati con colori tenui, agiscono come punti di fissazione per lo sguardo, offrendo, a chi attende, un punto di riferimento visivo su cui appoggiare i propri pensieri. Diversamente dagli schermi – che impongono stimoli visivi invadenti – lasciano spazio alla libera immaginazione, creando un ambiente più rilassante».
Gli interventi interesseranno anche il laboratorio dedicato alla nuova risonanza magnetica. In questa sala, l’obiettivo è facilitare la concentrazione e ridurre al minimo lo stress. Per questo, Bertagna ha optato per l’utilizzo di materiali vinilici in tonalità di blu scuro per la pavimentazione e azzurro chiaro per le pareti. Una fascia arancione interrompe la monocromia. «L’azzurro chiaro viene percepito dall’occhio umano come più lontano rispetto alla sua reale posizione, creando un effetto di ampiezza. L’arancione, al contrario, tende ad avvicinarsi allo sguardo. Ne risulta un contrasto “vicino-lontano” che amplifica la profondità dello spazio, facendo sembrare le pareti ancora più distanti. L’arancione, in questo gioco di percezioni, funge da elemento di stabilità e di contenimento, come una sorta di muretto che “abbraccia” l’ambiente».
La scelta dei colori non segue logiche estetiche o di design, ma si basa su studi di neuroscienza e sulla conoscenza dei meccanismi di percezione visiva. «L’obiettivo è creare ambienti che, attraverso il colore, sappiano parlare al nostro cervello, trasmettendo sensazioni di calma, sicurezza e benessere» conclude Bertagna.
L’intervento di Giulio Bertagna a Montallegro si inserisce in un contesto più ampio di umanizzazione degli spazi di cura, dove l’ambiente diventa parte integrante del processo di guarigione, creando una situazione che sappia essere al suo tempo accogliente, funzionale e rassicurante. Un luogo dove il paziente si senta accolto e accompagnato in ogni fase del percorso di cura, anche grazie al linguaggio silenzioso, ma potente, del colore.