Il Disturbo da alimentazione incontrollata
Tra stile di vita e disturbo alimentare: il recente lockdown ha aumentato i casi di Binge eating
Un numero sempre maggiore di persone utilizza il cibo in maniera consolatoria. Queste persone hanno delle emozioni che non riescono a interpretare e/o affrontare, ma che traducono nella risposta automatica di ingestione di cibo. Oscillano di peso e sono ossessionati dal cibo e spesso evitano le situazioni sociali per vergogna o paura di sgarrare.
Il Binge eating (o Binge eating disorder) è un disturbo che comporta la perdita di controllo dell’alimentazione in assenza di condotte compensatorie (digiuno, vomito, esercizio fisico, assunzione di lassativi o diuretici).
Si fa la diagnosi se ci sono ricorrenti episodi di abbuffata, che si verificano almeno una volta ogni settimana per tre mesi. Con il termine abbuffata ci riferiamo al “mangiare in un determinato periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.”(definizione tratta dal DSM-5, il “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”). Infatti ciò che caratterizza l’abbuffata è proprio la sensazione di “perdita del controllo”: l’individuo inizia a mangiare e non riesce più a smettere o comunque a controllarsi. Tende a consumare cibo molto rapidamente e in quantità eccessiva. Si tratta del disturbo alimentare più diffuso e anche del più diffuso tra la popolazione maschile, con il 40% dei casi.
La recente situazione di lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19 ha peggiorato i comportamenti di alimentazione impulsiva per l’assenza di altri stimoli e per l’obbligo di stare in casa e di essere portati a procurarsi ingenti quantità di provviste: una situazione che può richiamare l’idea ancestrale di mettersi al sicuro dal pericolo esterno, facendo aumentare gli istinti primitivi di attaccamento alla vita come la fame o anche l’istinto sessuale. Si tratta in sostanza delle traduzioni sensoriali della paura della morte che non sempre si riesce a verbalizzare.
Per questo trovo che le vignette sull’aumento di peso siano tristi perché penso ai drammi che ci possono essere dietro e la casa ne è sempre il teatro.
Le persone con il Binge Eating non odiano il cibo, come accade in altri disturbi alimentari, ma ne abusano. Mangiano quando sono tristi, ma mangiano anche per festeggiare (del resto “bindge“ si può tradurre proprio come “festa“ o “baldoria“). Riempiono il vuoto emotivo e la sensazione di solitudine con il cibo in mancanza del calore di un abbraccio che spesso non è avvenuto in tempi molto lontani.
È presente il senso di colpa e il disprezzo verso se stessi, e spesso si avidenzia la vergogna per il proprio comportamento e il proprio aspetto.
La maggior parte fa fatica a capire che si tratti di un disturbo psicologico e che non sia solo il risultato di diete fallimentari. Sicuramente questa situazione ha bisogno di una presa in carico anche nutrizionale ma senza un supporto psicologico i risultati non possono essere duraturi.
È importantissimo chiedere aiuto precocemente perché più che con altri disturbi alimentari oltrepassato un certo peso, le persone diventano rassegnate e ne fanno una corazza per proteggersi dalla paura di vivere.
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