Certo, ultimamente, a vedere i listini di Borsa e l’andamento del titolo Carige, l’unico quadro che viene verosimilmente in mente è “L’urlo” di Munch, perché riproduce uno sguardo veramente molto simile a quello del povero piccolo investitore che si è visto volatilizzare il valore delle sue azioni, ma anche di Vittorio Malacalza, che è il primo azionista e ha perso più di tutti in Borsa.
Ma, in realtà un genovese per caso che – grazie al gruppo di amici di Villa Montallegro ospite della Banca avesse avuto la fortuna di capitare l’altro giorno al quindicesimo piano del palazzo di via Cassa di Risparmio – avrebbe visto anche un’altra realtà artistica.
Perché “La sacra famiglia di Van Dyck e gli altri dipinti nordici di Banca Carige”, l’esposizione in corso in queste settimane nell’ambito di “Invito a Palazzo”, la rassegna artistica dei patrimoni di proprietà di banche e fondazioni bancarie italiane, è il racconto di un tesoro nascosto, che a volte sembra anch’esso genovese per caso.
Nel senso che in quel palazzo passano ogni giorno migliaia di genovesi, ma in pochissimi sanno che basta salire qualche piano di scalini o di ascensore per trovarsi catapultati in un altro mondo, in una specie di museo aggiunto al patrimonio artistico della città.
Noi amici di Montallegro – fra cui c’era eccezionalmente l’assessore alla Cultura Barbara Grosso, cittadina e turista fra i cittadini e i turisti per vedere gioielli normalmente non visibili, cosa che le fa eccezionalmente onore, lei che sembra un personaggio uscito da un quadro di Van Dyck – siamo stati accolti dal nuovo responsabile Wealth management, qualsiasi cosa voglia dire questa definizione, del gruppo Carige, Maurizio Zancanaro, che ci ha raccontato storie di banca e i motivi per cui ha scelto di venire qua, dando un forte segnale di speranza e fiducia nell’istituto di credito genovese.
Resta da dire del quadro di Van Dyck che dà il titolo alla mostra, con un rosso acceso e con una tonalità rasserenante, un punto colore splendido da cui emana una luce bellissima, che se lo scoprono quelli di Pantone ci fanno un numero apposito collegato.
E, soprattutto, in quella Sacra Famiglia l’immagine del bambinello che ha una certa qual somiglianza con Francesco Berti Riboli, bello pasciuto e sorridente, senza che l’immagine abbia nulla di blasfemo.
E resta da dire del tandem degli accompagnatori, Francesca Lilla, quasi una somma sacerdotessa del quindicesimo piano, e Alfredo Majo, mai così in parte nelle vesti di Cicerone, che ha anche dato un numero che dice tutto: in Borsa oggi Carige capitalizza poco più di 100 milioni e il mero valore stimato delle opere del patrimonio artistico della Banca è di 27 milioni.
Un numero che dice moltissimo.
E che, soprattutto, dice che c’è la Borsa e c’è la vita.
E fra questi quadri si respira vita.