Intervista a Matteo Formica, nuovo direttore della Clinica Ortopedica del San Martino
Da anni, ha scelto Montallegro quale sede per l’attività in libera professione
Il professor Matteo Formica, 45 anni, è il nuovo direttore della Clinica Ortopedica dell’IRCCS Ospedale San Martino, ruolo che ricopriva già da oltre quattro anni come facente funzioni. Specialista in Ortopedia dedica particolare attenzione alla chirurgia vertebrale e a quella protesica di anca e ginocchio, Formica porta con sé un’esperienza internazionale e una solida formazione accademica. Da anni, ha scelto Montallegro quale sede per l’attività in libera professione.
– Professor Formica, quali sono le sfide più importanti che si trova ad affrontare in questo nuovo ruolo?
«Assumendo questo ruolo in relativa giovane età, la sfida principale è quella di creare un gruppo di lavoro giovane e coeso, che in parte è già stato formato in questi quattro anni in cui ho fatto da facente funzioni, con cui poter crescere e costruire una scuola di alto livello per specializzandi e neo-strutturati. L’obiettivo è formare specialisti preparati e pronti ad affrontare le sfide della chirurgia ortopedica moderna».
– Quali sono le criticità più rilevanti che deve affrontare la Clinica Ortopedica in questo momento?
«La principale criticità – comune a molte strutture assistenziali del nostro Paese – è la carenza di risorse umane. Lavorando all’interno di un grande ospedale pubblico, dobbiamo dare priorità alle emergenze e alla traumatologia: questo può limitare la possibilità di dedicare tempo e risorse alla chirurgia elettiva, come quella protesica e vertebrale. Tuttavia, stiamo lavorando per individuare soluzioni e aumentare l’organico, perché la Clinica Ortopedica del San Martino è l’unica clinica universitaria ligure e deve offrire ai giovani specializzandi un’esperienza completa e di alto livello».
– Quali sono i campi di studio più interessanti che la Clinica sta portando avanti?
«Stiamo investendo in diversi progetti di ricerca in vari ambiti. Per esempio, abbiamo testato due sistemi di robotica per l’impianto di protesi di ginocchio e stiamo valutando l’acquisto di uno di questi sistemi per migliorare la precisione e l’efficacia degli interventi. Inoltre, stiamo sperimentando l’utilizzo di HoloLens per la realtà aumentata in chirurgia vertebrale, che ci permetterà di aumentare la precisione degli interventi. Infine, collaboriamo con i laboratori biomedici per studiare le potenzialità della medicina rigenerativa, in particolare per la rigenerazione di cartilagine e dischi intervertebrali utilizzando cellule stromali mesenchimali e fattori di crescita».
– La tecnologia sta giocando un ruolo sempre più importante nella chirurgia ortopedica. Come sta cambiando la professione del medico in questo contesto?
«È fondamentale che il chirurgo rimanga al centro del processo, guidando e integrando la tecnologia. Nelle fasi iniziali, l’utilizzo di nuove tecnologie può essere impegnativo e richiedere più tempo, ma è importante perseverare e investire nella formazione per sfruttare appieno il potenziale di queste innovazioni. La tecnologia deve essere vista come un supporto per migliorare la precisione, l’efficacia e la sicurezza degli interventi chirurgici».
– A chi vuole dedicare questa nomina?
«La dedico a mio padre, Carlo Formica, il mio maestro in tutto e per tutto. Un grande ortopedico che ha seguito un grandissimo maestro, il professor Mastragostino. Purtroppo mio padre non ha potuto vedermi raggiungere questo traguardo, ma la sua eredità e il suo insegnamento mi accompagneranno sempre. Voglio ringraziare anche tutte le figure professionali che mi hanno supportato e guidato nel mio percorso, come il dottor Santolini, con cui ho lavorato in particolare sulla traumatologia e i professori Pipino e Franchin, miei predecessori in clinica ortopedica, che mi hanno insegnato la protesica, d’anca e di ginocchio».
– Lei collabora da anni con Montallegro. Qual è il suo rapporto con la struttura?
«Montallegro è per me una seconda casa. Ho iniziato a collaborare con la struttura fin da giovane, seguendo mio padre. È una struttura familiare, ma allo stesso tempo attenta a standard tecnologici elevati, il che la rende il luogo ideale per la mia attività libero professionale».