La cartella clinica di Davide Ballardini non è propriamente un’enciclopedia medica. Nel curriculum del tecnico del Genoa ci sono soltanto le tonsille, peraltro in tarda età, e il crociato del ginocchio sinistro a 23-24 anni, che lo portò al ritiro dal calcio giocato, anche se per l’operazione aspettò ancora anni e anni, fino al 2010.
Insomma, è come se i poteri taumaturgici che gli hanno riconosciuto i tifosi rossoblù dedicandogli anche un apposito meme con “zio Balla” nei panni del Cristo che guarisce al suo passaggio con la sola imposizione delle mani e la scritta “Resuscita i morti, ma non è Gesù“, valessero innanzitutto per il suo fisico.
Certo, anche lui ce ne mette del suo.
«Partitelle coi ragazzi? Tendo ad evitarle», ride Ballardini. Che però non si nega divertimenti con i suoi collaboratori: «Con Carlo Regno, il mio braccio destro, e Stefano Melandri, il preparatore atletico, con cui ci muoviamo sempre insieme e siamo uno staff affiatatissimo, giochiamo a calcio-tennis a fine degli allenamenti e, soprattutto in ritiro, non ci neghiamo nessun gioco divertente. Purchè non sia rischioso…».
Eppure, nonostante il suo curriculum a prova di infortuni, Ballardini sa tutto di traumi, contusioni, fratture, menischi, fasciti plantari, pubalgie e dintorni. Insomma, tutto quanto fa medicina sportiva: «Ogni giorno cerco di parlare il più possibile con i ragazzi, chiedendo loro come si sentono psicologicamente, ovviamente, cercando di interpretare i loro sguardi e il loro arrivo agli allenamenti, ma anche come stanno fisicamente, se hanno qualche acciacco o se sentono dolore».
Insomma, Ballardini si è fatto anche una cultura medica in tutti questi anni di miracoli in serie A. E se la sta facendo anche in questa stagione al Genoa, «dove ho la fortuna di avere a che fare col dottor Pietro Gatto, il medico migliore fra tutti quelli con cui ho collaborato in questi anni, per bravura e competenza. Un uomo e un dottore serio, preparato, sensibile e competente, dalle grandi doti umane oltre che professionali».
E dal punto di vista alimentare?
Anche in questo caso, a dispetto del suo fisico asciuttissimo, Ballardini è una sopresa assoluta. Niente strane diete o rinunce sanguinose.
«L’altra sera, a cena insieme a Regno e Melandri, ad esempio, si è affettato un intero salame di mora romagnola appositamente portato dalle loro terre ravennati. Vede, io sono nato con il maiale. Mio nonno era contadino e a gennaio, febbraio, preparavamo tutto ciò che serviva per l’anno, con i nostri maiali. Era una festa grande e, davvero, come dice il proverbio, del maiale non buttavamo via niente: salami, ciccioli, coppa di testa, brodo con le ossa, prosciutti, guanciali, cotechini, capocolli, lardo, strutto, salsicce e tutto quello che si riesce a preparare con questo straordinario animale».
– Ma non rinuncia proprio a nulla nulla del maiale?
«A dire il vero, non amo moltissimo il fegato, ma nemmeno quello bovino. È una questione di gusto, non di dieta».
– E le diete?
«Mi scusi, cosa sono le diete?».
– Ma come fa a rimanere così magro?
«Mi muovo. Corro attorno al campo di Pegli tutti i giorni almeno per un’ora e mi serve anche a pensare e a riordinare tutte le mie riflessioni».
– E in bicicletta? Lei è di Ravenna, dove la bici è il mezzo di trasporto ufficiale…
«Vado anche in bici, ma per bruciare le stesse calorie di un’ora di corsa, mi servono tre o quattro ore di pedalate e quindi dopo un po’ rischio di annoiarmi. Anche perché non ho così tanti pensieri da riflettere quattro ore di seguito…».
Effettivamente, per sistemare il Genoa, è bastato meno.
La foto di Davide Ballardini è tratta da Primocanale.