Dalla risonanza magnetica all’intelligenza artificiale, gli strumenti per la prevenzione, la diagnosi e il recupero degli infortuni sportivi

Lo sport ad alti livelli richiede performance eccezionali, spingendo atleti e allenatori a ricercare costantemente nuovi metodi per migliorare le prestazioni, prevenire gli infortuni e ottimizzare i tempi di recupero. In questo contesto, la tecnologia e l’innovazione giocano un ruolo sempre più cruciale, offrendo strumenti all’avanguardia per la diagnosi, la cura e la prevenzione delle patologie sportive. A questo tema è stata dedicata la partecipata conferenza “Dalla diagnostica per immagini all’intelligenza artificiale”, che si è tenuta lo scorso 30 ottobre a Palazzo Ducale, nell’ambito del Festival della Scienza e in collaborazione con Montallegro. L’evento ha riunito professionisti del settore medico, esperti di tecnologia medica e atleti di fama internazionale.

«È stato un incontro ricco di contenuti e di stimolanti spunti scientifici e sportivi. Montallegro da sempre è impegnata per Genova e la Liguria, per la cultura – anche scientifica – e dunque la diffusione e applicazione delle innovazioni tecnologiche a servizio della salute, per lo sport come valore di prevenzione e protagonista di uno stile di vita sano, insieme a un’alimentazione attenta», ha introdotto Francesco Berti Riboli, ad di Montallegro e vicepresidente di Fondazione Palazzo Ducale.

Risonanza magnetica: i vantaggi per gli sportivi (e non solo)

Simona Comandè, Head of Marketing Europe per Health Systems di Philips e presidente di Philips Italia S.p.A., ha spiegato come la risonanza magnetica sia sempre più veloce e accurata. «Algoritmi come Smart Speed, applicati alla risonanza magnetica, ci permettono di ottenere immagini più nitide e dettagliate. Questo si traduce in una maggiore qualità dell’esame, con la possibilità di individuare dettagli precedentemente invisibili, e in una riduzione dei tempi di esecuzione fino al 30-40%. In ambito sportivo, questo significa diagnosi più accurate e un ritorno in pista più rapido per gli atleti».
Ma è anche questione di sostenibilità. «Il settore sanitario, con il suo 4,4% di emissioni globali di CO2, ha un impatto ambientale significativo. Per questo, in Philips adottiamo i principi dell’ecodesign in tutte le fasi di progettazione delle nostre apparecchiature. Un esempio concreto è la nuova risonanza magnetica installata in Montallegro: grazie a un magnete sigillato di ultima generazione, abbiamo ridotto il consumo di elio da 1500 a soli 7 litri, contribuendo a preservare questa risorsa naturale. Inoltre, la riduzione dei tempi di esame si traduce in un minor consumo di energia elettrica, a beneficio dell’ambiente».

Giorgia Giassi, Modality Sales Specialist di Philips Italia, ha invece affrontato il tema della risonanza magnetica da un punto di vista scientifico, spiegandone il funzionamento.
«La risonanza magnetica nucleare sfrutta le proprietà magnetiche dei nuclei di idrogeno, naturalmente presenti nel corpo umano. Questi nuclei, comportandosi come minuscole calamite, si allineano al potente campo magnetico generato dall’apparecchiatura RM.  Onde a radiofrequenza forniscono energia a questi nuclei, inducendoli ad emettere segnali che vengono captati da apposite antenne. Un computer elabora tali segnali, ricostruendo immagini dettagliate degli organi interni. A differenza di raggi X o TAC, la risonanza magnetica non utilizza radiazioni ionizzanti, quindi è una tecnica sicura e non invasiva».

A Federico Santolini, direttore della U.O.C. di Ortopedia e Traumatologia d’urgenza dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, il compito di offrire una prospettiva storica sull’evoluzione della diagnostica per immagini. «La tecnologia in ambito radiologico ha fatto passi da gigante, passando da esami come la stratigrafia a tecniche più avanzate come la TAC e la risonanza magnetica, che offrono oggi informazioni sempre più precise sulla struttura e la morfologia dei tessuti. Tuttavia, è fondamentale ricordare che la tecnologia deve essere al servizio del medico e non il contrario. L’esame clinico e la storia del paziente rimangono centrali, guidando la scelta degli strumenti diagnostici più appropriati. Il problema clinico lo risolviamo noi medici, con l’aiuto della tecnologia».

Il ruolo centrale dei professionisti è stato evidenziato anche da Nicoletta Gandolfo, direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini di ASL 3 Genovese e presidente della Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (SIRM) per il biennio 2025-26.
«La tecnologia, per quanto avanzata, non è sufficiente per una diagnosi accurata. Servono professionisti dedicati, con competenze specifiche, che sappiano integrare le informazioni cliniche con i dati ottenuti dalla risonanza magnetica. L’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave nell’elaborazione delle immagini, riducendo i tempi di analisi e aiutando i medici a individuare anche le lesioni più piccole. Inoltre, ottimizza l’esecuzione dell’esame, riducendo i tempi di acquisizione e migliorando la qualità delle immagini».
La Gandolfo ha poi evidenziato alcuni aspetti della risonanza magnetica.
«La risonanza magnetica è fondamentale in ambito muscoloscheletrico, soprattutto per gli sportivi. Ci permette di visualizzare microlesioni di tendini, muscoli e legamenti, come lesioni parziali del crociato o strappi muscolari di basso grado. Grazie a sequenze specifiche, possiamo studiare la cartilagine, l’edema e il contenuto di acqua nei tessuti, ottenendo informazioni cruciali per la diagnosi precoce, la pianificazione della terapia e il ritorno in attività. L’ecografia, invece, è utile nella fase acuta per la sua rapidità e versatilità, consentendo di studiare le strutture in movimento. L’accoppiata risonanza-ecografia può ridurre i tempi di recupero fino al 20%».

A Matteo Formica, direttore della U.O.C. di Clinica Ortopedica e Traumatologica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e direttore della Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Università di Genova, il compito di sintetizzare le patologie vertebrali nello sportivo.
«Le principali – come spondilolisi, spondilolistesi, fratture e discopatie – richiedono una diagnosi precoce e accurata. Una risonanza magnetica ad alto campo è fondamentale per individuare lesioni in fase iniziale, come gli edemi peduncolari precursori della spondilolisi, consentendo interventi tempestivi e prevenendo complicanze. Inoltre, questo tipo di tecnologia permette di monitorare con precisione l’efficacia delle terapie, valutando la progressione della guarigione».

Il punto di vista degli sportivi

La seconda parte dell’incontro, che è stato moderato dal giornalista Michele Corti, ideatore del progetto Stelle nello Sport, ha visto la testimonianza di chi fa o ha fatto sport ad altissimo livello, in particolare sul ruolo della tecnologia nel loro sport e il loro rapporto con infortuni ed esami diagnostici.

«Alla Lubrano Tennis Academy combiniamo l’allenamento tradizionale con strumenti innovativi per massimizzare il potenziale di ogni atleta», ha raccontato Giorgia Mortello, ex tennista, ora dirigente e allenatrice. «Utilizziamo telecamere con intelligenza artificiale per analizzare la tecnica, visori di realtà immersiva per il recupero dagli infortuni e a breve integreremo sistemi di motion capture per l’analisi biomeccanica e la prevenzione degli infortuni. Crediamo che l’integrazione di queste tecnologie sia fondamentale per un approccio all’allenamento più efficace e per la crescita di ogni atleta».

Maggie Pescetto, olimpica della vela nella categoria Kitefoil, ha proseguito: «Nel kitefoil, la tecnologia gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione. Utilizziamo orologi e cardiofrequenzimetri che, attraverso specifiche applicazioni, ci aiutano a monitorare il nostro corpo e a interpretare i segnali che ci invia. Questi strumenti ci permettono di capire quando è il momento di spingere e quando, invece, è necessario fermarsi e recuperare, riducendo così il rischio di infortuni. Nella mia esperienza, la tecnologia è stata un’alleata preziosa per raggiungere i massimi livelli agonistici».

Davide Mumolo, olimpionico del canottaggio, ha analizzato l’impatto della tecnologia nella sua disciplina. «Nel canottaggio, la tecnologia ha rivoluzionato i sistemi di allenamento. In passato ci si basava sulle sensazioni, oggi utilizziamo sensori, videocamere e intelligenza artificiale per analizzare la tecnica e ottimizzare le performance. La risonanza magnetica al cuore è fondamentale per monitorare la salute cardiaca degli atleti, mentre la diagnostica per immagini ci aiuta a individuare e gestire problemi alla schiena, come le discopatie, frequenti nei canottieri. Indispensabili anche gli strumenti per monitorare il recupero, come gli orologi con sensori che ci forniscono dati utili per personalizzare gli allenamenti. Personalmente, ho beneficiato di tecnologie avanzate come il laser ad alta potenza per recuperare rapidamente da due infortuni».

L’incontro ha inaugurato “What’s new in”, il nuovo ciclo di eventi divulgativi organizzato da Montallegro e dedicati alle innovazioni tecnologiche nella diagnostica medica sportiva.

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