La formazione in Montallegro non si ferma e mette a confronto varie figure impegnate in struttura. Nelle scorse settimane è toccato ai fisioterapisti, per il primo degli incontri di formazione e aggiornamento sui traumi distorsivi e temi legati all’ortopedia. Ne parliamo con Matteo Guelfi, specialista in chirurgia artroscopica, mininvasiva e dei traumi sportivi.

– Quale è stato il tema del primo incontro di formazione?
«Abbiamo affrontato nuovi concetti legati al trattamento dei traumi distorsivi. L’Università di Barcellona, con la quale ho il piacere di collaborare ormai da tanti anni, ha sviluppato nuovi studi che ci hanno permesso di migliorare le conoscenze anatomiche della caviglia. In particolare, si è scoperto che i legamenti della caviglia sono collegati tra loro più di quanto pensassimo, anche grazie a un piccolo legamento intra-articolare. Quando questo si rompe, non guarisce, perché è dentro l’articolazione».

– Ecco perché alcuni traumi distorsivi tendono a cronicizzarsi.
«Esatto. Il rischio è che alcuni pazienti possano continuare a sentire dolore oppure possano sviluppare quella che si chiama “instabilità cronica” della caviglia. La scoperta però ha portato ad aggiornare le tecniche artroscopiche, meno invasive, che permettono di riparare questo legamento intra-articolare, offrendo al paziente risultati migliori e tempi di recupero più veloci».

– Di instabilità cronica possono soffrirne anche sportivi di altissimo livello. Un nome su tutti: Neymar.
«Nelle scorse settimane Neymar ha portato ancor più alla ribalta le problematiche di cui stiamo parlando. Il suo è un caso emblematico di instabilità cronica alla caviglia, perché ogni anno perde 2 o 3 mesi di attività per infortunio. In questi casi si può eseguire un intervento in chirurgia aperta, ma l’intervento in artroscopia oggi garantisce risultati migliori».

– È una tipologia di intervento che va diffondendosi?
«In Italia sono ancora pochi i chirurghi che hanno sposato questa tecnica, ma nel futuro diventerà sempre più indicata e routinaria. Io la eseguo su molti pazienti, dallo sportivo di alto livello, alla casalinga limitata nei suoi movimenti, alle persone di 60 anni che vogliono praticare un po’ di sport ma sono limitati dal dolore».

– La chirurgia della caviglia sta facendo passi da gigante. Se Van Basten avesse giocato al giorno d’oggi, avrebbe continuato la carriera?
«Probabilmente sì. Il suo è un caso emblematico di trauma distorsivo alla caviglia con una lesione legamentosa importante, trattata all’epoca in maniera inappropriata. O meglio, trattata con tecniche oggi superate».

– Torniamo alla formazione. Sono previsti altri incontri?
«A breve faremo un secondo incontro, sulle patologie legate al tendine d’Achille, dalle rotture alle tendinopatie inserzionali conosciute come morbo di Haglund. Sono patologie frequenti, che oggi vanno sempre più trattate in maniera artroscopia mini-invasiva».

– Chi partecipa ai corsi?
«Io come ortopedico, il dottor Marco Berretti come fisiatra, e poi tutti i fisioterapisti che lavorano in Montallegro e in Open Medica. Il valore di questi incontri, voluti fortemente dal dottor Berti Riboli, è proprio di condividere le competenze per “parlare la stessa lingua” e procedere nella stessa direzione. È importante che fisioterapisti di livello come quelli che ha Montallegro siano aggiornati sui protocolli e gli schemi riabilitativi all’avanguardia, che poi si traducono in migliori risultati e tempi di guarigione più rapidi per i nostri pazienti».

Matteo Guelfi: la scheda
L’artroscopia per i traumi distorsivi della caviglia

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Redazione