E se facessimo i "Rolli delle grotte e dei giardini"?
Tra grotte e giardini, da Rubens ai tempi nostri
Nel network di Genova per Rubens, anche la mostra "Grotte e giardini ai tempi di Rubens" in corso a Palazzo della Meridiana fino al 5 febbraio
Il tocco che rende quella che un tempo avremmo semplicisticamente chiamato “la mostra di Rubens” molto più che una semplice “mostra di Rubens” è “Genova per Rubens. A Network”, cioè il fatto che non parliamo di una semplice esposizione, ma proprio una città che si fa arte. Insomma, decine e decine di luoghi, palazzi, storie, coinvolgimento di interi quartieri, non solo del centro storico, per celebrare degnamente i 400 anni dalla pubblicazione di “Palazzi di Genova”, con il progetto di Anna Orlando che è il miglior racconto di tutto questo. E fra tante mostre collaterali – oltre ovviamente al cuore di Palazzo Ducale e agli incontri di approfondimento che hanno avuto i momenti più alti nella lectio magistralis del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi in un Salone del Maggior Consiglio mai così pieno da anni e con Simonetta Agnello Hornby a raccontare Rubens e le famiglie – ce n’è una molto particolare.
Che, ovviamente, è entrata in un altro network di bellezza, quello dei “Mercoledì della cultura” di Villa Montallegro.
La mostra in questione è “Grotte e giardini ai tempi di Rubens”, in corso a Palazzo della Meridiana fino al 5 febbraio, che è particolare già a partire dalla struttura: cioè, tranne pochissimi quadri, il cuore della mostra è fatto di pannelli, video e voci, come se fosse un modernissimo streaming. Ma, quando c’è in ballo Villa Montallegro e i “Mercoledì della cultura” c’è sempre anche l’upgrade, tanto che, prima dell’inizio della visita, Caterina Viziano, che di Palazzo della Meridiana è quasi una colonna portante aggiuntiva – e mai metafora fu più azzeccata, visto che la sua conferenza si è svolta nel chiostro del cortile interno – ha spiegato la mostra e soprattutto ci ha dato dei consigli di fruizione delle sale espositive, come i trucchetti di un tempo a scuola per affrontare al meglio i compiti in classe.
Infatti, occorre partire da una considerazione: tranne ovviamente quella di villa Durazzo Pallavicini a Pegli, che consiglio a tutti di visitare perché è l’esperienza “immersiva” più affascinante di Genova, con il percorso che si sviluppa come gli atti di un’opera lirica, con architettura e esoterismo che si rincorrono in un circolo virtuoso, quasi tutte le altre grotte e giardini di Genova sono in case private o in aree private di zone pubbliche, come a Sampierdarena, dove la grotta è sì in un giardino pubblico, ma in un’area dei frati. E quindi video e racconti sono una modalità perfetta per capire questo mondo fatto di grotte artificiali, cascate d’acqua nei giardini nobiliari, raffinatissimi affreschi e statue che sembrano quasi dialogare fra un getto d’acqua e l’altro. Così le proiezioni – parola che Fantozzi ha esaltato nell’epico episodio della Corazzata Potemkin e che le nostre fidanzate usano spessissimo – diventano il modo migliore di visitare una città invisibile e il percorso espositivo di Palazzo della Meridiana, anche con l’uso di intere pareti per raccontare tutto questo, come fosse un grandangolo, le valorizza particolarmente
Insomma, visitare questa mostra, che oggettivamente ha poco “in mostra”, almeno nel concetto tradizionale della parola, ci porta in una città che non conosciamo. E che conoscere è un grande valore aggiunto, l’ennesimo, di questo network rubensiano. E ovviamente anche dei “Mercoledì della cultura” di Villa Montallegro, che dei valori aggiunti è quasi una definizione vivente. Soprattutto, ciò che mi affascina più di tutto è la molteplicità dei luoghi raccontati e che spesso noi stessi, genovesi per caso, dimentichiamo: Villa Centurione Doria a Pegli, con giardino, lago e isolotto artificiale. E poi Villa Pavese Doria a Sampierdarena, con grotta e piccolo giardino; Villa Imperiale Scassi, sempre a Sampierdarena, con il giardino, il ninfeo e la grotta; Villa Di Negro Rosazza a San Teodoro, con grotta e giardino; Grotta Doria (Fonte Lercaro); Villa del Principe e il suo meraviglioso giardino; Palazzo Balbi Senarega, con il giardino, la grotta e il ninfeo; Palazzo della Meridiana, che non è solo la sede della mostra, ma è anche il luogo della grotta perduta che la mostra permette di immaginare ed è un gioco ulteriore all’interno di un’esposizione che del gioco fa la sua ragion d’essere; la grotta e il giardino di Villa Pallavicino delle Peschiere e la Grotta Grimaldi Sauli.
Insomma, basta fare l’elenco e, esattamente come la villeggiatura dei genovesi dei secoli successivi – e anche di Govi – era in Valpolcevera, con le splendide ville sopra Bolzaneto e, salendo, fino alla Valle Scrivia, la villeggiatura dei genovesi ai tempi di Rubens era a Sampierdarena. E questo è raccontato benissimo anche in uno dei primi pannelli dell’esposizione di Palazzo della Meridiana: “Il sobborgo di Sampierdarena, tra la grande spiaggia e le colline circostanti, costituisce uno dei quartieri di ville genovesi, straordinari luoghi di piacere, un “loco delitie” con bellissimi palazzi e giardini”. Ecco, tutto questo avveniva prima della “Manchester italiana”, prima di via Cantore salotto buono borghese degli anni Sessanta-Ottanta, prima delle problematiche di inquinamento e sicurezza e prima della rinascita che si prospetta nei prossimi anni, anche grazie ai fondi del PNRR.
E, visto che scrivere un articolo su Villa Montallegro senza citare almeno due volte l’espressione “valore aggiunto” è un piccolo reato linguistico e contenutistico per la passione assoluta di Francesco Berti Riboli e di tutta la sua squadra per tutto quello che fanno, arrivo al valore aggiunto bis. Credo che anche con questa mostra i “Mercoledì della cultura” abbiano dimostrato non solo amore per l’arte, per la divulgazione, per la bellezza, ma anche e soprattutto per la città, per Genova, in ogni sua declinazione. Raccontare “questa” Sampierdarena, tratteggiare una storia diversa del quartiere e della nostra stessa storia, passata e recente, con un occhio al futuro, è un altro punto di vista che ci aiuta a comprendere il presente.
Ecco, raccontare tutto questo e viaggiare in una sorta di “Genova velata” e nascosta fatta di grotte, di fontane, di ninfee, di giardini, di cui ignoravamo l’esistenza, è un grandissimo regalo.
Con un sogno, reciproco, che ci siamo confessati con Caterina Viziano: e cioè che tutto questo sia anche una “scusa”, un pretesto per aprire questi giardini e per sistemarli, in modo che diventino una sorta di “Rolli delle grotte e dei giardini”.
Altro che “Mercoledì della cultura”, con Montallegro è tutta la settimana che diventa della cultura.
© foto: Palazzo della Meridiana