Alla fine dello scorso novembre, nella blocco operatorio di Montallegro, l’equipe del prof. Franco De Cian, Direttore della U.O. Clinica Chirurgica del Policlinico San Martino, ha operato un paziente con un’estesa neoplasia addominale, nello specifico del retroperitoneo. L’intervento è stata eseguito dal prof. Franco De Cian e dagli aiuti Stefano Di Domenico e Matteo Mascherini, con il supporto dell’anestesista Gianfranco Mazzarello e lo staff infermieristico interno.

– Prof. De Cian, quali erano le condizioni cliniche pre-operatororie del paziente?
«Si trattava di un paziente giovane, 48enne, praticamente asintomatico. Il paziente infatti riferiva soltanto dispnea da sforzo e senso di soffocamento. Il sovrappeso – peraltro non eccessivo – non lo aveva indotto a farsi visitare per quello che lui definiva un progressivo gonfiore addominale. Non era dunque evidente alcun problema di salute di rilievo; le condizioni generali e di stato nutrizionale erano ottimali per tollerare un intervento di elevata complessità».

– Quali erano le dimensioni e le caratteristiche della neoplasia?
«La massa, di dimensioni superiori a 30 cm, includeva il rene e il surrene destro e il grasso perirenale. Tutti gli organi addominali erano spostati a sinistra e la vena cava era stata fortemente compressa, con lo sviluppo di circoli collaterali. Non si evidenziavano secondarietà; la presenza di un importante rischio di disseminazione della malattia e di una preponderante componente necrotica della neoformazione sconsigliavano una valutazione bioptica. Abbiamo quindi deciso di procedere in tempi brevi a un intervento chirurgico con intento radicale».

– Quali sono stati i passaggi dell’operazione?
«Per consentire un’asportazione in sicurezza del voluminoso tumore, il paziente è stato preliminarmente sottoposto a una embolizzazione dell’arteria renale, così da ridurre la vascolarizzazione della massa e il rischio di sanguinamento intraoperatorio. La procedura veniva eseguita sempre in Montallegro dal dott. Giulio Bovio. Veniva quindi eseguito un intervento chirurgico in anestesia generale di asportazione della massa, insieme con rene e surrene destro, legatura dei vasi renali e surrenalici destri e di numerosi circoli venosi e arteriosi neoformati. La procedura – della durata di circa tre ore – è andata a buon fine senza necessità di emotrasfusioni. La massa tumorale è stata completamente asportata senza alcuna rottura o danni agli organi circostanti non infiltrati dalla neoplasia».

– Quali sono state le difficoltà maggiori di un intervento così complesso?
«La chiave per riuscire ad asportare masse così grandi del retroperitoneo è avere un’attenta pianificazione preoperatoria, che si traduce intraoperatoriamente in un perfetto controllo dei vasi principali, parlo principalmente di vena cava e aorta. Nel caso specifico i vasi arteriosi renali, che nutrivano il tumore, sono stato obliterati mediante embolizzazione percutanea come primo atto dell’intervento. È inoltre necessario programmare sulla base dell’imaging (TC, RM) quale sia l’entità della chirurgia e a quali organi si debba estendere per consentire una radicalità oncologica, premesso il mantenimento di una accettabile qualità di vita».

– A distanza di qualche settimana, quali sono le condizioni del paziente?
«Il paziente ha avuto un decorso regolare, sta bene, si alimenta e ha ripreso a lavorare».

– Di fronte a notizie analoghe di neoplasie voluminose, scoperte quasi per caso, ci si domanda come sia possibile non accorgersene. È possibile fare prevenzione e quali sintomi non bisogna trascurare?
«Lo spazio del retroperitoneo è estremamente dilatabile e – per masse che crescono lentamente – i sintomi, spesso aspecifici, possono insorgere anche dopo mesi o addirittura anni. Non esistono allo stato attuale programmi di prevenzione secondaria. Il consiglio è di non sottostimare mai un fastidio lombare, una alterazione dell’alvo o un calo ponderale e di rivolgersi immediatamente a un professionista. Anche tumefazioni addominali, del tronco o degli arti devono essere indagate precocemente. Dopo la visita clinica, eventualmente corredata da esami del sangue, un’ecografia potrebbe mettere in luce problematiche da indagare più specificamente con la TC o la RM (in base alla sede); l’ecografia, come imaging di primo livello, non comporta radiazioni né richiede mezzi di contrasto ed è un esame che possiamo definire routinario».

Nella foto in apertura, da sx a dx: Dr Giulio Bovio, Dr Gianfranco Mazzarello, Dr Stefano Di Domenico, Prof De Cian, Dr Matteo Mascherini

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