Ortopedia pediatrica: le risposte alle problematiche più frequenti
Dalla displasia congenita dell'anca al piede torto: lo specialista Di Stadio racconta le sfide ortopediche
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Prosegue il ciclo di approfondimenti dedicati ai più piccoli. In questa intervista incontriamo Mauro Di Stadio, professore in Chirurgia Pediatrica Podologica per il corso di Laurea in Podologia dell’Università di Genova e titolare di Incarico di Alta Specializzazione in “Trattamento delle deformità del piede” presso l’IRCCS G. Gaslini di Genova, per esplorare alcune delle problematiche ortopediche più comuni nell’infanzia. Lo abbiamo incontrato in Montallegro, struttura che da anni ha scelto per la sua attività chirurgica di libera professione.
– Quali sono le problematiche ortopediche che riscontra più comunemente nei bambini che giungono alla sua osservazione clinica?
«Le problematiche variano significativamente in base all’età del bambino. Nel periodo neonatale, la displasia dell’anca e il piede torto rappresentano le patologie più frequentemente riscontrabili. Successivamente, con la crescita, si possono presentare alterazioni della deambulazione e difetti nell’allineamento degli arti inferiori. Infine, in età prepuberale, le deviazioni della colonna vertebrale diventano più comuni».
– Partiamo dalla displasia congenita dell’anca. Esistono fattori di rischio e segnali da osservare?
«La displasia congenita dell’anca è una malformazione caratterizzata da un incompleto sviluppo dell’articolazione in cui la testa del femore non si allinea correttamente con la cavità acetabolare. La gravità può variare da una lieve instabilità fino alla lussazione completa. Le cause non sono sempre definite, ma si riconoscono fattori predisponenti come la presentazione podalica e la familiarità e il sesso femminile è sicuramente il più colpito. Nei neonati, i sintomi non sono evidenti, ma alcuni segni – come l’asimmetria delle pieghe cutanee di cosce e glutei e la limitata abduzione delle anche – possono essere indicativi. Esistono poi test specifici, come i segni di Ortolani e Barlow che indirizzano verso la diagnosi».
– Come si tratta questa patologia?
«Il trattamento dipende dall’età in cui il paziente giunge alla nostra osservazione. Nei primi mesi, se il sospetto clinico è confermato con l’ecografia, si può utilizzare un tutore che mantiene le anche in flessione e abduzione, favorendo il corretto posizionamento della testa femorale durante la maturazione articolare. In casi diagnosticati più tardivamente, può essere necessaria una riduzione in anestesia seguita da una immobilizzazione. Successivamente, in alcuni casi, si deve ricorrere alla chirurgia per la riduzione a cielo aperto. Più tardivamente la soluzione chirurgica è sempre più spesso necessaria, talvolta coinvolgendo non solo i tessuti molli, ma anche la struttura scheletrica».
– Come si manifesta il piede torto congenito?
«Il piede torto congenito è una malformazione che colpisce un neonato su ogni 1.000 nati vivi. Più comune nei maschi, è caratterizzata da un atteggiamento non correggibile manualmente in cui il piede, nella forma più tipica, è ruotato verso il basso e l’interno e con la pianta rivolta medialmente (tecnicamente equino varo supinato). Nella maggior parte dei casi è idiopatico, cioè non si accompagna ad altri processi morbosi, ma può essere anche associato a patologie neurologiche o genetiche, configurando il cosiddetto piede torto atipico».
– Come e quando si può intervenire?
«È fondamentale intervenire precocemente, idealmente entro le prime due settimane di vita. In questa fase, le ossa sono prevalentemente cartilaginee e quindi più facilmente modellabili, migliorando così l’esito del trattamento. La metodica di Ponseti è attualmente la scelta terapeutica più diffusa a livello globale e consiste nell’applicazione di immobilizzazioni femoro-podaliche rinnovate ogni 7/10 giorni che correggono in maniera graduale la deformità, principalmente nelle componenti di varismo e supinazione.
Nell’80% dei casi, è poi necessario un piccolo intervento chirurgico che consiste in una tenotomia del tendine di Achille per correggere anche l’equinismo residuo, a cui fa seguito la confezione di un’immobilizzazione mantenuta questa volta per 3 settimane consecutive. Successivamente, si passa alla fase di mantenimento con l’utilizzo a tempo pieno di un tutore di Denis-Brown per 3 mesi, riducendone poi gradualmente l’uso fino alla sola notte fino ai quattro o cinque anni di età, con una tendenza attuale a prolungarne l’utilizzo per prevenire le recidive che comunque si possono verificare in circa il 25% dei casi. L’attenzione dei genitori al trattamento è fondamentale per il successo della metodica».
– Oltre al piede torto, ci sono altre deformità del piede che riscontra frequentemente nei bambini?
«Il metatarso varo, il piede talo valgo e l’astragalo verticale congenito sono altre deformità presenti alla nascita, caratterizzate da un atteggiamento anomalo del piede il cui trattamento varia a seconda della specifica condizione. In genere, il metatarso varo e il piede talo valgo si risolvono più facilmente, mentre l’astragalo verticale congenito, spesso associato ad altre problematiche, richiede un percorso terapeutico spesso più complesso».
L’immagine in apertura è stata generata con intelligenza artificiale.