Ottobre rosa: il mese per la prevenzione del tumore al seno
I chirurghi Giuseppe Canavese e Stefano Spinaci raccontano il valore della prevenzione e le prospettive nella cura del tumore alla mammella
Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, ancora oggi la neoplasia più comune nelle donne. Nel 2023 in Italia si sono registrati 55.900 nuovi casi, ma le aspettative di vita a 5 anni dalla diagnosi sono in costante aumento, raggiungendo l’88%. Con i chirurghi Giuseppe Canavese e Stefano Spinaci, che hanno scelto Montallegro per svolgere l’attività di libera professione, parliamo del
valore della prevenzione e delle prospettive nella cura del tumore alla mammella.
Proprio in questo mese di ottobre, Montallegro ha implementato la propria struttura diagnostica portando a termine l’installazione della nuova risonanza magnetica ad alto campo Philips MR 5300, che potrà essere utilizzata anche per gli esami di approfondimento dedicati al seno, quando necessari.
Canavese: “I progressi nelle cure sono sempre più evidenti”
– Quali sono le azioni di prevenzione consigliabili a ogni donna?
«La prima forma di prevenzione è l’auto-palpazione, che non deve essere vissuta come fonte di ansia, ma come un’occasione per familiarizzare con il proprio corpo, perché altrimenti è preferibile anticipare il controllo di tipo ecografico anche in giovane età, a partire dai 20-25 anni. In ogni caso, una buona prevenzione si basa sugli esami diagnostici: ecografia e mammografia, e, solo in casi particolari, risonanza magnetica in quei soggetti che presentano mutazioni genetiche».
– Quali sono le terapie più recenti?
«Le terapie standard includono ormonoterapia, chemioterapia, radioterapia – per trattamenti locali – e chirurgia. Sono poi disponibili terapie mirate a specifiche caratteristiche biologiche del tumore,
che consentono un intervento più personalizzato sulla malattia e prevedono l’integrazione di diverse terapie, riducendo il rischio di recidive o metastasi».
– In ambito chirurgico, le tecniche sono sempre meno invasive.
«Sì, gli interventi sono sempre più conservativi. È migliorata la chirurgia dei linfonodi, con una maggiore limitazione degli interventi, anche in presenza di metastasi linfonodali. Se i linfonodi sentinella sono meno di tre, l’asportazione completa (dissezione) non è sempre necessaria. Due linfonodi positivi possono essere trattati con terapie mediche e radioterapia. In passato, un solo linfonodo sentinella positivo portava a una dissezione dell’ascella, ma si è compreso che questa pratica non offre un vantaggio significativo in termini di controllo della malattia».
– In Montallegro, quali percorsi di prevenzione e cura sono disponibili?
«Montallegro è all’avanguardia sia per la parte strumentale, con ecografia, mammografia e a brevissimo risonanza magnetica, sia per la valutazione clinica da parte di specialisti affermati. Questo insieme permette diagnosi veloci e accurate e una dedizione alla cura di alto livello».
Spinaci: “Il tumore al seno non deve essere né una guerra, né un tabù”
– Quest’anno la campagna della LILT ha come slogan “Join the fight”.
«Questo slogan può essere efficace per mobilitare, ma io preferisco un approccio diverso. Affrontare una malattia oncologica deve essere un percorso di scoperta, di collaborazione tra medico e paziente, e non una guerra. Le battaglie comportano inevitabili sacrifici e perdite, mentre il percorso medico, pur non escludendo la complessità, si basa sulla ricerca di soluzioni, su un percorso personalizzato e studiato per garantire i migliori risultati con il minor impatto possibile, sia fisico sia emotivo».
– In che modo un approccio comunicativo differente può incidere sulla gestione della paziente?
«La comunicazione è fondamentale. Il linguaggio deve essere chiaro, rassicurante, ma al contempo comprensibile e veritiero. Bisogna accompagnare la paziente in questo processo, non solo con la spiegazione dei dati medici, ma anche con un approccio empatico, che comprenda le sue preoccupazioni e le sue paure».
– Quali falsi miti o stereotipi legati al tumore al seno incontra più frequentemente?
« Alcune pazienti credono che ogni nodulo mammario sia un tumore, ignorando che esistono più di dieci lesioni tumorali differenti e oltre dieci condizioni di tipo non tumorale che non sono cistiche. Pensano che i trattamenti siano sempre gravosi e invalidanti, mentre il recupero fisico dopo un intervento senologico, in lassi di tempo diversi, è completo. Alcune pensano che la chemioterapia sia sempre necessaria, ma non è così, e oggi esistono terapie di supporto che non impongono necessariamente l’alopecia. Nonostante l’avanzamento delle cure e la possibilità di recupero, molte pazienti nutrono ancora timori legati alla gravità della malattia e dei trattamenti, a volte scoraggiando la partecipazione a programmi di screening preventivi».
– A proposito di screening preventivi, quali sono i protocolli?
«L’età consigliata per la prima mammografia è generalmente 40 anni. I protocolli regionali variano, di norma tra i 50 e i 70 anni. La Liguria ha esteso lo screening a 75 anni e stiamo lavorando per abbassare a 45 anni l’avvio del percorso. Le ASL liguri sono molto attente e offrono informazioni mirate a tutte le donne interessate, attraverso l’invio di una lettera di comunicazione».