Sabato 23 giugno nella Palazzina Lagorio del Campus Universitario di Savona, in via Magliotto 2, si tiene il convegno “Aggiornamenti in tema di malattie neuromuscolari”. Direttori dell’evento sono Fabio Bandini, dal 2010 direttore della Struttura Complessa di Neurologia dell’Ospedale San Paolo di Savona e dal 2017 direttore del Dipartimento Testa-Collo della Asl2 Savonese e Angelo Schenone del Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-Infantili dell’Università di Genova. Il convegno è accreditato nell’ambito del Programma azionale E.C.M.
Abbiamo chiesto al dottor Bandini (nella foto) di anticipare alcuni dei temi che faranno da filo conduttore al convegno.
– Nel convegno di Savona si parla dei progressi scientifici in un settore, come quello delle patologie neuro-muscolari, in cui comunemente si ritiene che la scienza sia ancora “disarmata”. È così, oppure si stanno facendo passi avanti?
«La risposta dipende molto dal tipo di malattia di cui si parla: per esempio, la Miastenia è una malattia neuromuscolare autoimmune, con terapie già codificate e buoni risultati. La SLA, per contro, almeno al momento attuale, rappresenta il classico esempio di malattia neurologica degenerativa per la quale non esiste terapia di documentata efficacia».
– Quali sono le malattie neuromuscolari che costituiscono il focus del convegno?
«Numerose: la Sclerosi Laterale Amiotrofica, la Miastenia Gravis, la Atrofia Muscolare Spinale o SMA, le varie forme di neuropatia (diabetica, autoimmune, amiloidotica), le distrofie muscolari, la malattie muscolari di origine mitocondriale. Si tratta di malattie di interesse sia pediatrico sia dell’adulto».
– A proposito delle malattie del motoneurone, di cui la principale forma è la SLA, oggi c’è qualche speranza?
«Ancora nulla di concreto, ma le nuove scoperte sui meccanismi della malattia consentono di esprimere un cauto ottimismo. Recentemente è stato messo in commercio l’Edaravone, un nuovo farmaco per rallentare la malattia, ma siamo ancora un po’ lontani dalla fine del tunnel».
– Le terapie di cui si parlerà tendono a bloccare le malattie neuro-muscolari o possono fornire qualche spiraglio di guarigione?
«Dipende molto dalla natura della malattia. Le scoperte più impressionanti riguardano la SMA, malattia pediatrica in cui terapie avanzate hanno mostrato risultati più che promettenti. Altre malattie hanno terapie già codificate da tempo. Per altre ancora le novità appaiono confortanti».
– Le strutture sanitarie del nostro Paese sono adeguate a queste nuove terapie o sono necessari interventi anche a livello ministeriale?
«Gran parte dell’aiuto ai nostri pazienti viene dalla riabilitazione. In questo senso le strutture sono rappresentate nel nostro Paese “a pelle di leopardo”, nel senso che sono presenti aree con centri riabilitativi molto avanzati e altre in cui questo tipo di strutture purtroppo latitano».
– L’approccio terapeutico a queste malattie riguarda solo gli specialisti neurologi o può essere diffuso anche ai medici di famiglia o ad altre categorie di specialisti?
«L’approccio è essenzialmente specialistico, ma l’aiuto di altri specialisti (internisti, fisiatri, pediatri) è di fondamentale importanza».