Vaccinarsi contro l’influenza oppure no? Il virus sta già mettendo a letto decine di migliaia di persone e, secondo il Ministero della Sanità avrà il suo picco a gennaio e colpirà in tutto circa 5 milioni di italiani. Matteo Bassetti, genovese, 48 anni compiuti a ottobre, è uno dei massimi esperti non solo italiani in malattie infettive. Il suo curriculum mostra un corso di studi eccezionale all’Università di Genova: laureato con dignità di stampa, lode nel corso di specializzazione in Malattie infettive, dottore di ricerca con lode in Malattie infettive, Microbiologia e Trapianti d’organo. Dal 2011 è direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine e – dopo aver insegnato all’Università di Genova – è docente all’Università di Udine e direttore della Scuola di specializzazione in Malattie infetttive e tropicali di quell’ateneo.
Fa studio, come professionista, in Villa Montallegro.
Un’intervista con Bassetti risolve molti dubbi.
«Io sono per la vaccinazione universale»
– Professore, è tempo di vaccinazioni. Adesso quella antinfuenzale. Chi e perché deve vaccinarsi?
«Io sono per la vaccinazione universale ovvero per tutti, giovani e meno giovani. Sicuramente è imprescindibile per i soggetti più “fragili” ovvero gli ultra 65enni, per i malati cronici e immunodepressi. E poi gli operatori sanitari. Ma nel nostro Paese i primi a non vaccinarsi sono i medici e gli operatori sanitari. Un dato: solo contro l’influenza stagionale, per la quale gli infettivologi chiedono a gran voce l’obbligo della vaccinazione di massa, si vaccinano un quarto dei medici e un sesto degli altri professionisti sanitari, eppure sono ben 8 i vaccini raccomandati per loro tra cui influenza stagionale, epatite B, tubercolosi, rosolia, morbillo, pertosse, tetano. Fino a oggi soltanto la regione Emilia Romagna ha legiferato in tal senso. L’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine, tra le più virtuose, ha una copertura del 25% tra i medici e di appena il 15% per tutti gli altri operatori sanitari».
– Perché si parla di “età a rischio” per cui la vaccinazione antinfluenzale è fortemente consigliata?
«Perché in queste categorie l’influenza può avere complicanze devastanti dalla polmonite, alla miocardite, all’encefalite che possono condurre a morte il paziente».
– Anche per la vaccinazione antinfluenzale esistono i cosiddetti “no vax”?
«Più che no vax esistono gli esitanti quelli che non si vaccinano perché affermano di non essersi mai ammalati e che quindi si sentono già coperti. Il concetto dei “supereroi”: non mi ammalo perché sono più forte degli altri».
I liguri e la vaccinazione antinfluenzale
– La Regione Liguria punta sul 75% di vaccinati. È una percentuale corretta e raggiungibile?
«Immagino che si punti al 75% di copertura per le categorie a rischio ed è un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile probabilmente non in un anno ma con un percorso a lungo termine».
– Un sondaggio compiuto da Secolo XIX sostiene che il 44,2% dei liguri sarebbe contrario all’estensione a tutta la popolazione della vaccinazione. Meglio – per loro – solo le “età a rischio”. Da che cosa dipende, a suo parere, questa percentuale piuttosto elevata?
«Dal fatto che molti non sanno e non conoscono quali siano le complicanze dell’influenza e che pensano che l’influenza sia una malattia di bassa gravità. Se sapessero quanti giorni si passano a casa per colpa dell’influenza capirebbero che la vaccinazione è costo-efficacia non solo dal punto di vista sanitario, ma anche sociale».
Gli insulti degli “asini e violenti”
– Lei è stato attaccato con scritte ingiuriose sui muri dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, dove lavora come infettivologo. Come ha reagito?
«Convincendomi che ero sulla strada giusta sostenendo l’importanza e l’obbligatorietà delle vaccinazioni. Con gli asini e io violenti io non parlo più e chi ha scritto sui muri era certamente un asino e un violento».
– La decisione dell’Udinese Calcio di promuovere – insieme a lei – la vaccinazione antinfluenzale per tutti è una risposta a quell’aggressione “murale”?
«Udinese calcio ha voluto manifestare la vicinanza al sottoscritto e alle istituzioni prendendo una posizione molto forte sui vaccini. Consideri che oltre il 90% dei calciatori dell’Udinese si vaccina per l’influenza».
– Lei, genovese, lavora a Udine: quale differenza riscontra nel rapporto con i vaccini tra i liguri e i friulani?
«Non è facile rispondere, ma i friulani mi paiono parecchio aggressivi su questo tema. Credo che i liguri siano più morbidi…o almeno lo spero».
Le vaccinazioni infantili
– Quegli insulti erano relativi alle vaccinazioni per i bambini. Vuole spiegare ancora una volta perché, invece, è bene vaccinarsi non solo contro l’influenza?
«Vaccinarsi per una malattia infettiva significa proteggere se stessi e gli altri: la cosiddetta immunità di gregge è fondamentale soprattutto per gli individui più fragili, come gli immunodepressi. Vaccinarsi è un atto d’amore per se stessi e gli altri. Un atto di educazione civica».
– Sinceramente: ci sono rischi nei vaccini? Ed eventualmente: questi rischi sono superiori e inferiori alla rinuncia ai vaccini? E perché?
«I vaccini in uso sono molto sicuri, ma come tutti i medicamenti presentano alcuni rischi. La maggior parte delle reazioni avverse, per esempio un braccio dolorante o un modesto rialzo febbrile, è in genere lieve e transitoria. Gli eventi gravi sono molto rari e sono attentamente controllati , valutati e monitorati da enti governativi. È molto più probabile che la salute venga gravemente compromessa da una malattia prevenibile con la vaccinazione che dalla vaccinazione stessa. Per esempio, la poliomielite può determinare una paralisi, il morbillo può causare encefalite o cecità, molte malattie prevenibili con i vaccini possono essere fatali. Mentre qualsiasi danno grave o decesso causato dai vaccini riguarda un caso su moltissimi vaccinati, i benefici delle vaccinazioni superano di gran lunga il rischio e in assenza dei vaccini i danni o i decessi causate dalle malattie prevenibili sarebbero molti di più.I vaccini attualmente disponibili devono passare rigorosi test di sicurezza prima di essere approvati per l’uso, così come avviene per tutti i farmaci: da parte dell’Istituto Superiore di Sanità in Italia, da parte dell’EMA in Europa, della FDA negli USA, della Therapeutic Goods Administration in Australia. A ulteriore tutela della loro sicurezza, il risultato delle vaccinazioni viene continuamente monitorato».
La bufala di Wakefield
– Una delle motivazioni dei “no vax” è la presunta correlazione tra vaccini e autismo: che cosa risponde?
«Quella della correlazione tra autismo e vaccini è una grande bufala e una grande truffa tanto che il suo propugnatore, Wakefield, è stato radiato come medico e perseguito penalmente. Se non esistono prove che i vaccini aumentino il rischio di sviluppare disturbi dello spettro autistico, le conseguenze di una mancata vaccinazione sono invece sotto gli occhi di tutti».
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