Esame citologico urinario
L’esame citologico urinario prevede la ricerca di cellule anomale nelle urine; è un test di fondamentale importanza nella valutazione (screening, diagnosi e follow-up) delle patologie dell’apparato escretore e, in particolare, dei tumori dell’urotelio ureterale e vescicale.
Generalmente viene prescritto in caso di:
- sintomatologia urinaria: ematuria (presenza di sangue nelle urine), pollachiuria (elevata frequenza di piccole quantità di urina), stranguria (difficoltà o intermittenza nella minzione);
- rischio di esposizione (lavorativa) ad agenti cancerogeni;
- dopo terapie con irradiazione della pelvi o cicli di chemioterapia (es. ciclofosfamide);
- monitoraggio di Pazienti in trattamento per neoplasia – che presenta alta frequenza di recidive – dell’urotelio (il rivestimento interno della vescica e delle vie urinarie).
L’indagine presenta buone possibilità diagnostiche nei tumori papillari di medio e alto grado e nel carcinoma in situ non papillare.
L’esordio del quadro clinico delle neoplasie vescicali si manifesta in genere con la presenza nelle urine di sangue visibile a occhio nudo (ematuria macroscopica), ricorrente, di colore rosso vivo fluido o misto a coaguli, accompagnata da disturbi da irritabilità vescicale (pollachiuria, stranguria, tenesmo (spasmo dello sfintere vescicale) e minzione imperiosa, più comuni in forme neoplastiche più avanzate. La diagnosi differenziale è con alcune patologie infiammatorie (cistite emorragica, possibile in caso di abuso di anti-infiammatori non steroidei).
Assume fondamentale rilevanza, per un iter diagnostico corretto, che l’operazione di raccolta del campione di urine sia accompagnata da un’anamnesi dettagliata con attenzione ai dettagli (es. terapie precedenti) che possono, con l’alterazione delle cellule, generare dei falsi positivi, cioè dei risultati che erroneamente fanno pensare alla malattia.
Altrettanto importanti sono la codifica e la standardizzazione del processo di raccolta delle urine. Preferibile il prelievo mattutino, eliminato un primo mitto, raccolto per 3 giorni consecutivi in un contenitore sterile a bocca larga (con aggiunta di pari quantità di alcol etilico, quale fissativo).
I contenitori dei tre giorni verranno conservati a temperatura ambiente (mai superiore a 25º C).
Ogni laboratorio ha il suo modo di descrivere i risultati di un esame citologico urine.
Generalmente si parla di campione:
- insoddisfacente: la quantità di cellule non è sufficiente, oppure è non corretto il tipo di cellule ritrovate; potrebbe essere necessario ripetere il test;
- negativo: non sono state ritrovate cellule tumorali nel materiale esaminato;
- atipico: sono state identificate alcune anomalie fra le cellule osservate, non considerabili come caratteristiche di patologia cancerosa;
- sospettoso: le cellule possono essere cancerogene;
- positive: sono state ritrovate cellule tumorali nell’urina analizzata.
La positività di questo test deve essere validata da un’ecotomografia, un’uretrocistoscopia e una tomografia computerizzata (TC) per esaminare la vescica e le vie urinarie alla ricerca di anomalie.
In ogni caso, l’esame citologico delle urine è un test non invasivo per il Paziente e gioca un ruolo importante nelle situazioni di pregressa storia clinica di neoplasia vescicale, con l’obiettivo di monitorare progressione o recidive ovvero per aiutare nella strategia terapeutica.