Esame istologico di pezzo anatomico
Le resezioni chirurgiche possono essere distinte in parziali, totali o allargate in relazione al coinvolgimento di una parte o tutto un organo, ovvero coinvolgano più organi.
Il Patologo seleziona l’area da esaminare al microscopio attraverso campionamenti (“riduzione dei pezzi operatori”) secondo protocolli e linee guida che consentono di definire la natura e la estensione delle lesioni riscontrate, la correttezza dell’asportazione (margini di resezione) e – fondamentale a fini oncologici – la stadiazione della malattia, cioè la determinazione dell’estensione di un tumore e delle sue metastasi per formularne prognosi e terapia.
L’esame “macroscopico” può avvalersi dell’acquisizione di immagini che documentino in maniera chiara morfologia, caratteristiche del pezzo e punto di prelievo dei campionamenti.
L’istologia, in sostanza, studia la morfologia dei tessuti e le cellule che li compongono. Strumento essenziale è il microscopio che consente l’osservazione dei tessuti che devono essere lavorati: tagliati in maniera sottilissima, vengono colorati per agevolarne la riconoscibilità e trattati in modo da permetterne la conservazione per analisi successive. A questo punto prende avvio la fase microscopica con la fissazione e l’inclusione.
I tessuti destinati all’analisi microscopica subiscono un processo chiamato fissazione, necessaria perché, una volta asportati dall’organismo di appartenenza, i tessuti perdono rapidamente caratteristiche chimiche e fisiche. Tramite alcoli si fissano le molecole del tessuto nello stato chimico e nella posizione in cui si trovano in vivo. A seguire si avvia la processazione dei campioni di tessuti prelevati onde renderli atti all’inclusione in materiali in materiali plastici che diano loro sostegno e le rendano adatti alla sezione microtomica per allestimento dei preparati istologici da osservare al microscopio previa colorazione. Fra queste la più usata è la paraffina, un composto ceroso di natura lipidica,
Per la colorazione si utilizzano una serie di sostanze capaci di colorare le cellule o le diverse parti di una cellula, in modo da renderle immediatamente visibili e distinguibili. Sono note diverse sostanze di questo tipo, divise in due grandi gruppi in base ai meccanismi con cui si legano ai diversi componenti cellulari:
- coloranti basici, che si legano alle molecole con caratteristiche acide (es. DNA);
- coloranti acidi, che si legano alle molecole con caratteristiche basiche (es. proteine citoplasmatiche).
Nelle analisi istologiche vengono normalmente utilizzate coppie di coloranti basici/acidi che colorano in modo diverso le diverse parti cellulari: un classico esempio è la colorazione con ematossilina/eosina, una delle più comuni in laboratorio: l’ematossilina, basica, colora il nucleo in blu, l’eosina, acida, colora il citoplasma in rosa. Esistono comunque molti altri composti, in grado di colorare organelli cellulari anche molto specifici.
Oltre ai coloranti tradizionali, hanno preso piede anche le tecniche della immunoistochimica per individuare e distinguere i diversi componenti cellulari: queste tecniche, che risultano molto utili per evidenziare singole classi di molecole all’interno della cellula, prevedono l’uso di anticorpi opportunamente trattati, in grado di legare e visualizzare specifiche proteine, lipidi o carboidrati.
Progetto formalin free
Nel mese di agosto 2015, anche in ottemperanza alla Direttiva Europea n. 604 del 5 giugno 2014, è stato completamente ristrutturato il Laboratorio di cito-isto-patologia di Villa Montallegro, dotandolo di nuove strumentazioni (es. processatori a circuito chiuso) che consentono la manipolazione in sicurezza dei campioni istologici e delle colorazioni, oltre a un sistema informatizzato che permette la marchiatura elettronica di blocchetti e vetrini.
È in corso di avanzata sperimentazione l’adozione di contenitori monouso preriempiti con Barrier solution®* per il trasporto in completa sicurezza e la fissazione dei campioni istologici. *Barrier solution® è una barriera protettiva inerte, composta da reagenti non pericolosi, studiata per abbattere la fuoriuscita di vapori di formalina. Si ricompone immediatamente, dopo essere stata attraversata dal campione, mantenendo in tal modo la sua funzione protettiva.