Visita specialistica
Il Pneumologo è lo Specialista che cura le malattie dell’apparato respiratorio, cioè dei bronchi e dei polmoni.
I sintomi più frequenti che possono indurre il Paziente a consultare lo Specialista in Villa Montallegro sono:
- la tosse cronica (secca o con produzione di muco),
- la dispnea (= difficoltà a respirare),
- l’emottisi (= emissione di sangue con un colpo di tosse).
Tutti i fumatori o i soggetti esposti all’inalazione di sostanze inquinanti dovrebbero sottoporsi a visita pneumologica una volta all’anno.
Le malattie pneumologiche sono molto diffuse e possono manifestarsi in tutte le età della vita:
- patologie infettive acute, tipicamente stagionali (bronchiti, broncopolmoniti e polmoniti),
- malattie di origine allergica (asma bronchiale),
- BPCO (bronco-pneumopatia cronica ostruttiva),
- neoplasie polmonari (la città di Genova è in Italia quella che ha la massima incidenza di tumore polmonare).
Durante la visita, il Medico procede all’esame obiettivo del torace seguendo quattro fasi:
- ispezione,
- palpazione,
- percussione,
- auscultazione (volto alla ricerca della presenza di reperti patologici come fischi e sibili, indicativi di una patologia asmatica, o di “rumori umidi” espressione di una patologia infiammatoria acuta o cronica).
- Il Medico ricerca visivamente le possibili alterazioni dei parametri fisiologici: es. l’ingrandimento del torace, l’ingrossamento del collo o lesioni che possono offrire utili indicazioni nella raccolta della storia clinica del Paziente ovvero a consolidare un sospetto clinico.
- Si valutano l’espansibilità e l’elasticità del torace durante l’inspirazione, ponendo le mani a piatto sul dorso coi pollici stesi: il torace normale si espande simmetricamente e contemporaneamente sui due emilati nell’inspirazione (si parla altrimenti di respiro asimmetrico). Si valuta poi il fremito vocale tattile (FVT), facendo parlare il Paziente ovvero chiedendogli di pronunciare una parola ricca di consonanti (es. trentatré). La riduzione di trasmissione del FVT corrisponde all’occlusione di un bronco o alla presenza di aria o liquido nel cavo pleurico.
- Si utilizza un dito o più dita (plessimetro) appoggiato sul dorso e un dito (plessore) che percuote il dito definito plessimetro. Viene così provocato un suono che offrirà utili informazioni sulla natura della zona sottostante: il suono si propaga meglio in corrispondenza di zone meno dense (appunto il polmone sano) originando un suono definito “chiaro”; si propaga meno, invece, nelle zone in cui la presenza di parenchima (è il tessuto formato dagli alveoli polmonari) è maggiore, dando origine a un suono definito “ottuso” (es. la coscia). Il sospetto clinico si orgina quando si riscontra un suono diverso da quello atteso: es. un suono ottuso in corrispondenza del polmone, dove ci si attenderebbe un suono chiaro.
- Si utilizza un fonendoscopio (uno strumento che consente di ascoltare suoni o rumori prodotti dall’attività funzionale di organi profondi: oltre a polmoni e pleura, è indicato anche per cuore, intestino e altri organi) appoggiato sulla cute, in corrispondenza della zona di cui si vogliono sentire i diversi suoni. L’esame è fondamentale per comprendere diverse malattie respiratorie, grazie alle caratteristiche dei suoni riscontrati: frequenza, intensità, durata e qualità. I rumori respiratori sono generati dal passaggio dell’aria attraverso le vie respiratorie.
Fra i rumori riconosciamo:
- i ronchi, prodotti dal transito di aria attraverso il lume bronchiale di calibro ridotto per la presenza di secreto o per il gonfiore della mucosa bronchiale (in caso di processi infiammatori), oppure da uno spasmo della muscolatura o a seguito di una compressione dall’esterno; la riduzione del calibro può essere localizzata o diffusa; con riferimento alla dimensione della stenosi, i ronchi assumono caratteristiche diverse: da sibilanti a russanti con l’aumentare del calibro; generalmente si ascoltano in entrambe le fasi della respirazione ma, più facilmente nella fase espiratoria; si modificano con la tosse e sono riconoscibili nelle tracheobronchiti, nelle bronchiti croniche e acute, nell’asma;
- i rantoli, ovvero i rumori prodotti dall’albero tracheobronchiale, distinti in secchi e umidi; vengono generati nel lume del bronco o in una cavità polmonare patologica che contenga un fluido liquido: l’aria che attraversa la struttura patologica produce bolle più o meno grosse che, scoppiando, generano vibrazioni sonore intermittenti percepite sia in inspirazione sia in espirazione; la dimensione delle bolle dipende dalle dimensioni del bronco o della cavità; anche la quantità e la densità del liquido e la velocità del flusso determinano variazione di dimensione (grosse, medie piccole bolle); con la tosse, possono scomparire o apparire.